Critica situazione dei Gesuiti. 473 talmente salita, che cardinali e ricchi signori dovettero dimettere una parte della servitù. Oltre al Germanico Ignazio aveva da mantenere il Collegio Romano e la casa professa. Non aveva denaro e, dato il suo credito esaurito, non poteva ottenerne neanche a prestito da amici o banche. E tuttavia dichiarò ai suoi intimi che guardava ora il futuro con non minore coraggio di quando Giulio III e Marcello II gli promisero il loro aiuto. Il Collegio Romano avrebbe in un mezz’anno superato sostanzialmente le attuali difficoltà,1 pel Collegio Germanico verrebbe un tempo in cui possederebbe piuttosto troppo, che troppo poco. In questo sentimento fece notificare a Ottone von Truchsess, che intendeva prendere sulle sole sue spalle l’istituto tedesco qualora il cardinale si ritirasse, e che si venderebbe come schiavo piuttosto che abbandonare i suoi tedeschi.2 In fatti buoni amici vennero in aiuto alle sue distrette. Gli alunni tedeschi, che non potè ricoverare in Roma, li fece distribuire nei collegi gesuitici d’Italia e Sicilia, ove ebbero il loro sostentamento al pari degli altri compagni.3 Veramente fino al 1558 i Germanici furono ridotti a pochi individui : allorché a partire da quell’anno il loro numero cominciò a crescere, Lainez unì al Germanico un collegio per scolari paganti di tutte le nazioni, coi contributi dei quali poterono mantenersi gli alunni tedeschi.4 Più ancora della sorte degli istituti romani dovette toccare dolorosamente Ignazio il fatto di dovere alla fine dei suoi giorni vedere messa a repentaglio anche la vera opera della sua vita, l’erezione giusto terminata della Compagnia di Gesù. Date le caratteristiche idee di Paolo IV era sempre da temersi che unisse ai Teatini l’Ordine che aspirava a grandi cose, o ne cambiasse le costituzioni, con che sarebbe stato annientato il carattere della Compagnia di Gesù. Questi timori presero figura più tangibile solo dopo la morte d’Ignazio.5 Fino all’elezione d’un nuovo generale era stato eletto suo vicario il Lainez. Allorquando questi nel settembre del 1556 si presentò al papa e il richiese della benedizione per l’imminente capitolo generale delPOrdine, Paolo IV lo ricevette bensì amichevolmente, ma assunse ben tosto un tono più rigido. Ed osservò che il capitolo generale si rendesse ben conto come senza la conferma del papa non poteva stabilire nulla; non si fidasse troppo su precedenti concessioni pontificie, perchè un altro papa può togliere 1 Monwm. Ignat. Ser. 4 I, 352, 404-405. 2 Ibid. 257. Steinhuber I, 36. 3 Monum. Ignat. Ser, 4 I, 352, 404 s. Steinhuber I, 36. 4 Steinhuber I, 45 s., 49 s. 5 Per quanto segue cfr. Astrain li, 1 s., 7 ss., Xadal, Ephemerides (Epist. II, 12-16, 50-59) e i documenti presso Nadal, Epist. IV, 98-147, 729-734.