448 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 4 6. Per lungo tempo si è creduto che la sfortunata, legazione a Bruxelles abbia scosso presso lo zio l’autorità del cardinale Carafa: il vero è il precisamente contrario.1 Stucco delle cose politiche e più che mai pensando a dedicare tutte le sue forze alla riforma ecclesiastica, il vecchio papa aveva atteso con impazienza il ritorno del nepote.2 Era appena giunto costui, che il fratello duca di Paliano, passava affatto in seconda linea, ciò che esteriormente ottenne espressione nel passaggio di lui dal Vaticano ai SS. Apostoli.3 Ed ora il ‘cardinale Carafa ebbe affidato dallo zio tutto quanto riguardava i negozi politici, amministrativi, fìnan-ziarii e giudiziarii. Egli circondò il papa di uomini completamente a lui dediti, tanto che quel vecchio risapeva ciò soltanto che il nepote voleva.4 Paolo IV stesso limitò la sua attività al campo ecclesiastico. Regolarmente egli non compariva che nei concistori e alle sedute dell’inquisizione, dedicando il resto del suo tempo a riforme ed esercizi spirituali, in cui aveva per inseparabile compagno il giovane cardinale Alfonso Carafa. Ogni mattina il papa per il lungo corridoio di Bramante recavasi dalla sua abitazione in Vaticano al Belvedere, dove passava due terzi della giornata. Ora le udienze private divennero ancora molto più difficili di prima e sempre più lento il disbrigo degli affari in corso. Del papa diventato quasi invisibile sapevasi soltanto, che occupavasi continuamente degli affari deH’Inquisizione e della riforma ecclesiastica. 5 Dell’isolamento e completa limitazione del papa al campo meramente spirituale nessuno era più felice del Cardinal Carafa, che ora poteva fare alto e basso a piacimento in tutti gli altri affari. Quanto meno avevano prospettiva di attuarsi i suoi vasti piani per dotare di principati la famiglia, con tanto maggior ar- scessit per portas cum maxima diligentia quia transire opportebat per loca suspecta Lutlieranorum ». * Diaria in Misceli. Arm. XII, 29. Archivio segreto pontificio . 1 L’opinione che la caduta del nepote sia avvenuta per motivi politici, e in ispecie che sia connessa colla fallita legazione di Bruxelles, fu sostenuta dal Ranke (Päpste l6, 195) con tale sicurezza che passò in tutte le posteriori narrazioni. Al contrario Coggiola (Capitolazione 104 s.) e particolarmente Ancel (Disgrâce 23 s.) sulla base di inoppugnabili relazioni dimostrarono che ciò è affatto errato e che invece il cardinale Carafa mai fu più potente che nel tempo dall’aprile al dicembre 1558. 2 Questo appare specialmente dalle * lettere del cardinale \ itelli al cardinale C. Carafa da Boma 8 novembre, 1° e 17 dicembre 1558 (cfr. App. n. 71 a 73. Biblioteca Vaticana) e dalla * relazione di Buoncambi ad 0. Farnese da Boma 26 marzo 1558. Archivio di Stato in Parma. 3 V. le relazioni presso Ancel, Disgrâce 27, n. 2 ; cfr. Coggiola, Capitolazione 108. 4 Cfr. Ckatianus 63. 5 Vedi Ancel, Disgrâce 23 s. ; cfr. anche Secret. 12 s. e Coggiola, Capito- Iasione 109.