1. Marcello II. Trattative circa l’elezione papale erano cominciate fra i cardinali già prima che potesse prevedersi l’esito letale della malattia di Giulio III,1 mentre questa volta la diplomazia sia imperiale sia francese, che un anno avanti si erano seriamente occupate della possibilità d’un conclave,2 vennero sorprese e non poterono ingerirsene in modo decisivo.3 La mattina dopo la morte del papa il Sacro Collegio si radunò in Vaticano ed incaricò Ascanio della Corgna della custodia della città e del conclave, mentre venne confermato governatore di Roma Girolamo Federici, vescovo di Sa-gona, eletto a tale carica da Giulio III.4 Onde mantenere la sicurezza il Collegio dei Cardinali fece arrolare altri 2000 uomini oltre le solite truppe. Che questa misura di prudenza non fosse inutile addimostrollo un tumulto scoppiato il 27 marzo 1555, eliminato il quale però l’ordine non fu più guari turbato.5 Anche nelle province non avvennero che lievi turbolenze. 6 È caratteristico per la concezione mondana del papato, tuttora dominante in larghi circoli di Roma, il fatto, che, come per il pas- 1 * « Questa infermità del Papa anchor che non si giudicasse mortale nondimeno ha mosso di molti humori intorno al papato... Bellai si lascia intendere che gli pare di poter pensar così bene al papato come fa Morone, Ferrara, Mi-gnanelli et Farnese... Ferrara non perde punto di tempo... Carpi, S. Jacomo non dormono». C. Capilupi al cardinale E. Gonzaga da Roma 19 marzo 1555. Archivio Gonzaga in Mantova. 2 Cfr. le relazioni presso Druffel IV, 380. 3 Cfr. la lettera di Carlo V a Ferdinando I dell’11 aprile 1555 presso Druffel IV, 651 ; v. anche Riess 4. 4 Cfr. Massarelli 248. 5 Con Massarelli 248 e J. v. Meggen in Archiv, für schweizer. Bef.-Gesch. III, 515, cfr. le * lettere di Bernardino Pia a Calandra, in data di Roma 27 marzo 1555, di Capilupi del 28 e 30 marzo (Archivio Gonzaga in Mantova) e di Ulisse Gozzadini del 28 e 30 marzo e 3 aprile 1555. Archivio di b t a t o in Bologna. 6 V. la relazione portoghese del 6 aprile 1555 presso Santarem XII, 424.