Francesco Saverio nel Giappone. 221 fede. Inoltre erano favorevoli alla diffusione del cristianesimo la mancanza di un governo centrale unito e il difetto di unica religione. La forma dominante del culto divino era il buddismo, che trovavasi diviso in circa sei sette osteggiantisi reciprocamente. 1 Ma più che tutti questi momenti l’interessamento vivo dei Giapponesi per la religione e il loro carattere, che lasciavasi determinare da motivi di ragione, riempivano il Saverio di lieta speranza. Se Dio Signore, scriveva egli, ci dà dieci anni di vita, vedremo di grandi cose in queste contrade.2 Appena arrivato a Kagoscima il Saverio cominciò coll’ aiuto del compagno suo Paolo Anjiro a comporre uno schizzo della dottrina cristiana in lingua giapponese. Ma poiché Anjiro non possedeva questa abbastanza, il lavoro riuscì insufficiente, così che i giapponesi colti ne ridevano.3 Nè mancarono scherni e derisioni allorché dopo un poco di tempo Francesco cominciò a leggere il suo quaderno sulla pubblica strada. Ma tutto il contegno del missionario, il pensiero, che egli era venuto di sì lontano solo per sollecitudine a pro della salute delle anime d’un popolo straniero, l’elevatezza della dottrina che traluceva egualmente attraverso la poco felice forma letteraria, fecero a poco a poco grande impressione su molti. Trascorso un anno, contavansi a Kagoscima circa 100 cristiani; l’accorrere dsi missionarii era sì forte, che i bonzi ottennero dal daimio la proibizione di ulteriori conversioni. Francesco recossi a Hirado, un’isola a ovest di Kiusciu, ove erano approdate navi portoghesi ;4 ma, dopo molto promettenti inizi, egli lasciò quella missione al compagno Cosma de Torres, rivolgendosi a Nippon, la maggiore delle isole giapponesi. Fin dal principio era stato progetto del Saverio di avanzare fino a Meaco, l’attuale Kioto, capitale del paese, e fino all’imperatore per ottenere da lui il permesso di predicare. Cacciato da Kagoscima, egli non volle più a lungo differire l’attuazione di questo piano e al principio d’ottobre del 1550 lasciò Hirado, fu trattenuto un bel pezzo a Yamaguchi in Nippon, donde alla metà del dicembre proseguì fino a Meaco, lasciando poi al febbraio la città per ritornare a Hirado. Nell’aspra stagione, con vestiario insufficiente e spesso a piedi nudi, egli in compagnia del fratello laico Fernandez compì un viaggio sommamente faticoso per il paese coperto di neve. Spesso sulla cattiva strada i viaggiatori sprofondavano fino alle ginocchia nella neve e non di 1 Haas I. 122 ss. 2 Mon. Xav. I, 599. 3 Tale il giudizio dei missionarii posteriori nella Historia del Valtgnani (Mon. Xav. T, 119). 4 Si fonda su un equivoco l’asserzione che il Saverio abbia detto che allora nè egli nè il compagno Juan Fernandez comprendessero il giapponese ; vedi Kneller in Zeitschrijt filr lathol, Theol. XXV (1911), 581 ss.