292 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 6 c. Le solenni e non comuni cerimonie, con cui la Chiesa celebra in modo sì commovente l’anniversario della morte del suo Sposo, corniciavano già all’alba del venerdì santo. Anche in quel giorno il papa riportava personalmente il Santissimo dalla Cappella Paolina alla Sistina. Al canto del Passio di san Giovanni seguiva una predica e solo dopo ciò cantavansi le orazioni, nelle quali sono ricordati i bisogni di tutti gli uomini. Tutti i presenti partecipavano alla commovente adorazione della Santa Croce. Per primo accostavasi alla Croce il papa, a piedi nudi e srpoglio di tutti i segni della sua altissima dignità; indi i cardinali, i prelati e gli inviati. Un cardinale leggeva la messa dei Presantificati. La sera del venerdì santo la confraternita del Gonfalone soleva dal secolo XIV fare una processione della Croce al Colosseo. Nel giubileo del 1550 intervennero a questo pio esercizio 1500 uomini, di cui 335 portavano grandi croci. In detto anno anche la confraternita della Croce di S. Marcello organizzò una processione alla quale presero parte 1200 uomini, molti dei quali fiagellavansi. Tutti visitarono le quattro principali basiliche prescritte per l’acquisto dell’indulgenza giubilare.1 La mattina del sabato santo un cardinale celebrava alla Sistina presente il papa. Al Gloria entrava la musica e ricominciava il suono delle campane.2 Era il segno per tutte le chiese di Roma di annunciare l’approssimarsi della festa di Pasqua. L’incomparabile impressione, che produceva lo scampanio crescente come onde di grossi, medii e piccoli sacri bronzi, diede a Rabelais occasione del famoso paragone dell’eterna città a un’isola tintinnante.3 Nel pontificale a S. Pietro per la processione di Pasqua il papa porgeva il Corpo di Cristo a tutti i cardinali, ai canonici della basilica, alla nobiltà romana ed a principi eventualmente presenti, come ad es., ai duchi di Ferrara ed Urbino nel 1550.4 Non solo i forestieri, ma anche i romani affluivano in grande numero alle funzioni ecclesiastiche. Durante la Quaresima essi convenivano asiduamente alle così dette Stazioni nelle varie chiese. Allora la regione dei Monti, altrimenti sì tranquilla, s’animava : nobili e plebei accorrevano ai sepolcri dei martiri. Veramente in tali occasioni nel periodo del rinascimento avvera vasi svariata mondanità,5 ma già facevasi sentire una notevole e salutare reazione contro lo sconveniente contegno in luogo sacro. Furono i 1 Vedi Massarelli 160. 2 Rot, Itin. 252. 3 Cfr. Reumont III 2, 786. 4 Vedi Massarelli 166 ; Rot 252. 6 Cfr. Rodocanachi, Rome 307 s. Un umanista romano mise in eleganti versi la lista delle Stazioni : vedi Marucohi, Basil, et églises de Rame,2 Rome 1909, 63 s.