546 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 6. perchè tenendo quelle funzioni funebri si sarebbe creato un pregiudizio all’autorità della Santa Sede nella questione della cessione dell’impero e derivato un diritto per un terzo1 Insieme fu data istruzione ai nunzi di comunicare ai re di Polonia e di Francia questa protesta e il non riconoscimento di Ferdinando. Questa fu la risposta alla comunicazione fatta dal Vargas, che Ferdinando volgesse nella mente di porre la controversia sul tappeto cogli Elettori.2 Era già abbozzato un severo breve al re romano,3 quando la caduta dei nepoti fece passare in seconda linea la questione. Ma neanche ora, nonostante la rinnovata mediazione spagnuola, si venne a un componimento.4 Non si avverarono per ventura nuovi passi del papa, chè il far valere seriamente il diritto in questa questione temporale contro l’impero avrebbe dovuto esercitare la peggiore reazione anche sul rispetto ai diritti spirituali della Santa Sede. È naturale che nessuno rinunzia volentieri a ciò che possiede in fatto di diritto. Umanamente considerando non può pertanto biasimarsi in Paolo IV, che egli, rappresentante d’una potenza eminentemente conservatrice, non volesse sacrificare la relazione, idealmente concepita, delle due podestà e la posizione dalla Santa Sede assunta nel medio evo. Ma Paolo IV avrebbe dovuto dirsi che non si sarebbe reso servizio alla causa della Chiesa in Germania, qualora, rigorosamente attenendosi all’idea medioevale dell’impero, egli avesse posto condizioni, la cui attuazione doveva spingere lo Habsburg a stringersi nel modo più intimo a tutti gli Stati generali, anche ai protestanti, dell’impero.5 Quale grave pe- 1 Cfr. B nmiR II, 774 ; Massarelli 328 ; Fikmanus 574 ; Zeitschr. fiir Oesch. di Sciimid Vili, 11. Circa il rifiuto di Juan Figueroa inviato a Roma da Filippo II nel novembre vedi Massakelli 327 ; Laemmer, Melai. 208 s. ; * Avviso di Roma del 10 dicembre 1558 (loc. cit. Biblioteca Vaticana); Bei-man n, Streit 329 s. ; Schmid, Kaisenoahl 32. Sull’aggiustamento, ignoto finora, della cosa, riferisce B. Pia da Boma al cardinale Ercole Gonzaga addì 19 luglio 1559: * « Fu Meri quasi all’improviso fatta congregatione manzi a N. S. nell’anticamera dell’inquisii ione per la cosa del s. Don Giov. Figheroa, il quale con molta lode cbe la S. S. disse di lui et col voto dei cardinali fu rimesso ed admesso nella gratia di S. B. et per ambasciatore della Mtà Catt. » (Archivio Gonzaga in Mantova). In Annales de St.-Louis des Fra/ngais IX, 265 s. si tratta dell’incidente che diede occasione alle esequie per Carlo V tenuto a San Giacomo in Boma il 4 marzo 1559. 2 Vedi Schmid, Kaiserwahl 31 s. 3 Sta in * Cod. Tatic. lat. 6216, p. 301 (Biblioteca Vaticana). Cfr. Schmid loc. cit. 33-34, il quale dal documento presso Sickel 29 conclude giustamente, che esso non fu spedito. 4 Cfr. Beimann, Streit 314 s. In /listar. Zeitschr. XXXII, 268 s. Mauken-brecher sostiene che in ultimo Paolo IV si sarebbe dichiarato pronto a desistere dal proseguire ufficialmente il negozio ed a comporlo amichevolmente e si appella per ciò alla relazione di F. v. Thurn presso Sickel 27 s., che però si riferisce a Pio IV ! 5 Cfr. Bucholtz VII, 461.