Quadro di Roma alla fine del rinascimento. 297 giamente organizzati istituti di beneficenza. La capitale del cristianesimo col fiorire della carità aveva fin dall’antichità dato vivente testimonianza della feconda forza della fede cattolica. Come nel medio evo, così anche nel periodo del rinascimento papi, cardinali, prelati e laici di ogni stato si erano sforzati in nobile gara a sovvenire ai bisogni degli ammalati, dei miseri e dei poveri. Fra gli istituti di carità teneva il primo luogo per antichità ed ampiezza lo spedale di S. Spirito riorganizzato sotto Sisto IV. Godevano di grande fama anche gli ospedali del S. Salvatore presso il Laterano e di S. Giacomo in Augusta, ch’erano stati fondati da cardinali di casa Colonna. Queste case come gli ospedali presso S. Maria della Consolazione, S. Antonio e S. Rocco, sostenuti dai papi con aiuti e privilegi d’ogni sorta, erano distribuiti per la città in modo, che era ben provveduto ai bisogni dei diversi quartieri.1 Formavano una specie a parte di istituti di beneficenza gli ospizi nazionali fondati per i loro compatriotti presso le chiese nazionali dai cotanto numerosi forestieri stabiliti a Roma. Per essi trovava espressione in modo molto significativo il carattere di Roma come capitale della Chiesa mondiale. In corrispondenza col loro numero i Tedeschi godevano della maggiore parte di simili istituti : fra essi, a partire dal secolo xiv occupavano il primo posto l’Anima e il (Campo Santo, ai quali seguivano case minori per i Fiamminghi e i Valloni, i Boemi e gli Ungheresi. Gli Spagnuoli, che dopo i Tedeschi erano i più rappresentati a Roma, avevano presso S. Giacomo in piazza Navona e presso S. Maria in Mon-serrato case per ricoverare e curare i loro poveri ed ammalati pellegrini. In simil modo i Portoghesi, i Francesi, gli Inglesi, gli Scozzesi, gli Irlandesi, i Polacchi, gli Ungheresi, gli Svedesi, i Dalmati e Siavi meridionali, ma anche i Lombardi, Genovesi, Fiorentini, Sienesi e Bergamaschi possedevano le loro proprie chiese e uniti ad esse ospizi nazionali e per lo più eziandio delle confraternite. 2 A parecchi di questi istituti fu troncata la vita in seguito alla scissione religiosa : ma anche in questo critico tempo la città eterna 1 Cfr. il nostro voi. Ili, 47 s. e la letteratura speciale ivi segnata. Nello spedale di S. Maria della Consolazione lavorò il famoso chirurgo Gisberto Horst di Amsterdam (1543-1564); vedi Pericoli, S. Maria della Consolazione 98. 2 Cfr. il nostro voi. I, 220-234 e per 1'"Anima la magnifica monografia, basata su profonda indagine d’archivio, di Schmidxjn (Freiburg 1906). Lo spedale per i Polacchi giaceva presso S. Stefano alla Chiavica, quello dei Senesi presso S. Caterina da Siena in via Giulia fv. Le cose meravigliose 25-26). I Bergamaschi ottennero la chiesa di S. Maria della Pietà (vedi Simonetti, Vie 33 ; ibid. 49 sulla chiesa e ospedale dei Genovesi). «Intorno al grande numero dei forestieri vedi Rodocanachi, Home 243 ss. ; p. 225 s.) anche sullo scomparire dell’antica grande nobiltà e il prevalere del « mezzo ceto » in Roma.