360 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 2. Nulla doveva egli deplorare più di questa sua scelta, che pesa gravemente sulla sua memoria. Il primo però, al quale toccò di pentirsi amaramente della esaltazione di Carlo, fu il fratello Giovanni.1 In brevissimo tempo Carlo' seppe insinuarsi talmente presso il papa, che già dopo poche settimane affidavagli la direzione della politica temporale. Giovanni, che dal principio di giugno aveva raggiunto in questo campo l’influenza decisiva,2 si vide con sua somma sorpresa completamente eliminato. Esteriormente questo mutamento trovò la sua espressione col passaggio di Carlo Carafa negli appartamenti Borgia in Vaticano fino ad allora occupati dal fratello.3 Ivi presto affollaronsi gli ambasciatori e inviati delle potenze, tanto più che Paolo IV dava udienze solo a malincuore. L’unico che vedesse ogni dì Sua Santità era Carlo Carafa, che nella sua nuova carica a capo della segreteria propriamente detta poteva conferire col papa colla frequenza e per quel tempo che voleva. Tutta la corrispondenza politica, sia quella coi nunzi ed altri rappresentanti della Santa Sede sia quella pure coi principi e re, era diretta da lui. Egli soltanto aveva il diritto di aprire e di rispondere a tutte le lettere anche a quelle indirizzate direttamente al papa. Ma inoltre erano sottoposti alla soprintendenza del cardinale nepote tutti gli affari politici, così pure tutto ciò, che entrava nel dominio delle finanze, della giustizia, dell’amministrazione di Roma e dello Stato pontificio.4 Per sbrigare tale abbondanza di lavoro, Carlo Carafa circondossi di un personale di impiegati numeroso, ben addestrato e a lui devoto. Lavorava sotto di lui in qualità d’uomo di fiducia e sostituto il primo segretario (« segretario intimo » o « maggiore »), Giovanni della Casa. Questo umanista fiorentino e nemico dichiarato dei Medici era il più eminente dei numerosi fiorentini emigrati dalla patria a Roma. Egli soltanto veniva iniziato a tutti i progetti del cardinale nepote; tutte le carte diplomatiche passavano per le sue mani, anzi di molti di questi documenti egli soltanto otteneva contezza.5 1 II secondo fratello, Antonio, marchese di Montehello, era collerico e di poco talento, e tuttavia ottenne il comando delle truppe papali (v. il * breve a lui del 31 agosto 1555. Ilrev. ad princ. Arni. 44, t. 4, n. 226. (Archivio segreto pontificio). In seguito Antonio non fece figura alcuna. Invece il figliolo suo Alfonso diventò si beniamino del papa (v. sotto pp. 440, 448). 2 V. in App. n. 38 il * breve del 2 giugno 1555 (Archivio segreto pontificio) e la relazione portoghese in Corpo dipi. Port. VII, 431. Ancora ai 20 di giugno del 1555 un agente del cardinale Madruzzo notificavagli da Roma che il cardinale Carafa era bensì « privato del papa », ma che « chi adesso fa tutte le cose è il conte di Montorio ». Corrispondenza di Madruzzo nell’A r c h i v i o della Luogotenenza a Innsbruck. 3 Vedi Angel, Disgrâce 17 s. e Secrétairerie 10 ; cfr. Coggiola, Farnesi 77, n. 4 Vedi Ancel, Secrét. 7 s. 6 Vedi Ancel, Secrét. 15 ss. Il della Casa (su di lui cfr. il nostro vol. V, 687) aveva imparato a conoscere Paolo IV già a Venezia ; dovette il nuovo posto