356 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 2. Ma a lato di questi ecclesiastici ebbero non meno decisiva influenza anche motivi nazionali, allorché Paolo IV risolse di cominciare la lotta col potere mondiale degli spagnuoli. La povera Italia, che, sebbene fosse passata la primavera del rinascimento, stava pur sempre in arte e letteratura alla testa delle nazioni europee, non doveva più a lungo languire sotto la pressione d’una signoria straniera, l’antico paese della civiltà doveva venir liberato dai «barbari». Era idea del papa che questi stranieri fossero da tollerarsi nella bella Esperia non come signori ma come stallieri e cuochi, tutt’al più come mercanti.1 L’idea della liberazione dell’Italia da qualsiasi influenza forestiera era sì fortemente impressa in Paolo IV, da non considerare che come un temporaneo espediente l’aiuto dei francesi per la cacciata degli spagnuoli. Barbari — così egli una volta all’inviato veneto Navagero, al quale concedeva speciale confidenza — essere gli uni e gli altri: sarebbe bene che rimanessero a casa loro e si parlasse in Italia solo la nostra lingua.2 Un’altra volta rammentò al medesimo inviato un proverbio napoletano, che diceva gli spagnuoli essere buoni per il principio, i francesi per dopo, per la ragione che lo spagnuolo entra cortesemente col cappello in mano e si profonde in complimenti e adulazioni, ma appena preso fermo piede leva la pelle all’ ospite ; il francese, invece, conforme al suo naturale caldo, spesso sulle prime procede arrogantemente, ma poi si modera in breve così, che si può vivere abbastanza bene con lui.3 Il pensiero di iniziare la liberazione della Santa Sede da influsso straniero colla rovina della signoria spagnuola a Napoli e Milano, ricorda i piani di Giulio II. In realtà, alcun che dello spirito del papa Rovere era in Paolo IV : infatti, anche un contemporaneo qualifica l’impressione prodotta nei circoli della diplomazia dal contegno del nuovo papa colla stessa parola di «terribile » (possente, grandiosa),4 che l’inviato veneto aveva coniata per Giulio II.5 Ma, prescindendo affatto dalle condizioni del tempo radicalmente diverse sotto l’aspetto politico ed ecclesiastico, Paolo IV non poteva mettersi in sì ardita impresa come la cacciata degli spagnuoli dall’Italia con speranza di successo già per la ragione che mancava completamente della capacità politica e militare, che fu in sì alto grado propria del suo grande predecessore. A causa del corso del suo sviluppo le cose politiche erano 1 Cfr. Navagero presso Brown VI 2, n. 813. 2 V. in app. a Nores 308 la lettera di Navagero ; cfr. Navagero-Albèri 405 s. 3 Vedi la relazione di Navagero presso Ancel, Bienne 28 n. 4 ed anche Brown VI 2, n. 813. 4 Così nella * lettera d’un agente mantovano da Roma 1° settembre 1555. Archivio Gonzaga in Mantova. 6 Cfr. il nostro vol. Ili, 542.