Giustificazione e innocenza del Morene. 503 cui Morone come vescovo di Modena era venuto a trovarsi col gesuita Salmerón, il cardinale ammise che allora eccitato fece un’osservazione circa le buone opere, ch’era capace di molto sinistra interpretazione; aveva però fatto ammenda, come in genere aveva riparato tutto ciò, in che aveva mancato in quel conflitto, aiutando attivamente i Gesuiti a Modena e il Collegio Germanico in Roma. Morone giustificò la largizione di doni anche ad eretici addu-cendo la sua buona intenzione ed altrettanto la dolcezza, che anni addietro aveva addimostrata verso alcuni luterani a Trento e Bologna. Per la sua ortodossia egli potè appellarsi alla testimonianza dei suoi vicelegati ed alle sue ordinanze in cose religiose, che estendevansi oltre quattro anni, ed a null’altro miravano fuorché a mantenere il popolo nella vera religione. Morone potè parimenti respingere il sospetto ch’egli condannasse il culto dei santi, rimandando alla sua reale condotta. Ripetutamente l’accusato toccò anche le sue relazioni con persone, di cui solo più tardi si vennero a scovrire i sentimenti religiosamente perversi, addimostrando che a questo riguardo gli si poteva fare soltanto il biasimo di mancanza di circospezione. Finalmente come prova speciale della purità della sua fede Moróne adduce pure, che a questo zelo aveva sacrificato il suo vescovado : mancando di dottrina e non potendo osservare la residenza aveva rinunziato la dignità episcopale a favore di un dotto domenicano esortando costui alla lotta contro le mene ereticali «a Modena. In un poscritto alla sua confessione Morone faceva inoltre osservare che tutte quelle cose, con cui per ignoranza o inavvertenza potè aver suscitato sospetto o scandalo, risalivano a circa dieci anni addietro e poiché da allora non era avvenuto nulla di simile, parevagli conveniente che Sua Santità giudicasse non secondo il sospetto di tempi passati, ma giusta lo stato presente delle cose. Il difensore di Morone potè anche accennare che nei suoi vescovadi di Modena e Novara costui aveva fatto predicare soltanto la pura dottrina cattolica e ne fu portata la prova sia relativamente alla dottrina sulla giustificazione definita a Trento, sia pure quanto alla dottrina cattolica circa il potere del papa, le buone opere, il culto dei santi e delle loro reliquie. Esistevano eziandio prove che fin dal principio il Morone a Modena si era opposto alle eresie 1 e richiamò 1’ attenzione della Curia sul pericolo che 1 Quanto presto il Morone si fosse opposto ai novatori religiosi in Modena, xisulta dalla * lettera che da Gand indirizzò al suo vicario generale a Modena il 9 maggio 1540. Ivi si legge : * « L’Inquisitione contra li heretici mi piace so-inamente, ma è necessario sia fatta per homini prudenti, dotti e vivaci che hab-biano forza di poterla esseguire perchè altrimenti non si farebbe buon effetto alcuno,