Rimozione degli ostacoli all’andata del Pole in Inghilterra. 197 in casi particolarmente importanti si avesse da rivolgersi direttamente a Roma.1 Ancor prima che giungesse una risposta a queste proposte erano state rimosse le ultime difficoltà contro la comparsa del Pole in Inghilterra. Come addimostrarono i suoi passi presso il papa, l’imperatore ora prendeva sul serio la promessa di lasciare compiere al legato l’officio suo. Re Filippo parimenti doveva desiderare di essere sovrano in un regno cattolico. Maria diceva apertamente di esser pronta a sacrificare la sua vita per lo stabilimento dell’unità cattolica.2 Due domenicani e due francescani, fra questi ultimi il dotto Alfonso de Castro, erano andati in Inghilterra con Filippo e predicavano a Londra vestiti delle loro tonache: derisi perciò da principio, essi avevano tuttavia in breve conquistato influenza in virtù della loro superiore scienza.3 Produsse grande impressione che in una predica sulla piazza di S. Paolo a Londra, Gardiner, ai 30 di settembre, confessasse apertamente dinanzi un numeroso uditorio, che collaborando allo scisma sotto Enrico Vili aveva sbagliato e che n’era stata una giusta punizione il suo incarceramento sotto Edoardo VI.1 Se non si voleva lasciar sfuggire il momento favorevole, urgeva la partenza del Pole alla volta d’Inghilterra poiché addì 12 novembre doveva aprirsi il Parlamento ed ivi venire in discussione la questione della riunione. Ancora a tempo giusto' arrivò a Bruxelles il 20 ottobre Simone Renard, l’inviato imperiale a Londra, che addì 22 espose al Pole alla presenza del nunzio la condizione delle cose nel regno inglese. 5 Tre classi di gente essere colà contrarie alla conciliazione con Roma: coloro, agli occhi dei quali libertà religiosa equivaleva a libertà della carne ; coloro, che s’erano arricchiti colla proprietà ecclesiastica ; gli ambiziosi finalmente, ai quali erano graditi il tumulto e la rivolta nel paese. I termini del breve del 28 settembre avere suscitato in Inghilterra il timore, che dopo la riunione con Roma il Pole chiamerebbe in tribunale i possessori di beni ecclesiastici ed esigerebbe la restituzione. Indi Renard sottopose al cardinale inglese le questioni, se pensasse di fare il suo ingresso in Londra colle insegne della sua dignità legatizia, se intendesse esercitare i suoi poteri d’accordo con Filippo e Maria, se il papa concederebbe un ampliamento delle facoltà fino allora concesse. Pole rispose doversi avanti tutto cessare dall’attendere la salute dall’eterno differire. Lui non fare difficoltà alcuna ad entrare in 1 Pole a Giulio III, 19 ottobre 1554, presso Tìrown V, n. 954. 2 Ancel 787. 3 Ibid. 783. 1 Ibid. 5 Pole a Giulio III, 23 ottobre 1554, presso Browx V, n. 955.