72 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 2 c. storo agli ottantaquattro prelati presenti a Roma l’invito di recarsi incontanente a Trento, e poiché ciò non aveva ottenuto effetto alcuno, i morosi vennero ora di nuovo sollecitati a trovarsi colà per il 1° settembre. Anche per altri si fece nel maggio un buon numero di lettere d’invito.1 Pur avendo l’imperatore manifestato grande zelo perchè si mandassero delegati al concilio,2 le speranze per l’assemblea si facevano tuttavia molto oscure in quanto che Enrico II, deciso a tutto fare per distogliere il papa dalla sua azione contro Ottavio Farnese, lavorava con tutte le forze contro il sinodo. Al principio di luglio egli ruppe le relazioni diplomatiche col papa: il suo inviato Paul de Labarthe, signore di Termes, presentò prima di partire una formale protesta in concistoro contro il concilio. Nel documento tenuto del resto in tono rispettoso, si dice: ora che è cominciata la guerra in Italia, manca la tranquillità necessaria per una simile assemblea : i prelati del suo regno non si fanno vedere a Trento.3 Anche presso gli svizzeri cattolici Enrico II a mezzo dei suoi inviati mandò a vuoto le delegazioni al concilio : il « re cristianissimo » non si vergognò di mettersi all’uopo in relazione con uno dei più violenti nemici della Chiesa, con Pietro Paolo Vergerio.4 Il 21 luglio 1551 Giulio III, irritato al sommo per la devastazione del Bolognese operata dalle truppe condotte da Termes, l’antico inviato francese a Roma, indirizzò a Enrico II una lettera di minaccia, in cui lo chiama dinanzi al tribunale di Dio. In seguito a ciò il re fece pervenire al nunzio Trivulzio l’avviso che s’allontanasse dalla corte. Sono pronto, dichiarò Enrico II, a comparire dinanzi al tribunale divino, ma so che là non v’incontrerò il papa, che considero l’uomo peggiore e più ingrato e del quale non temo la ingiusta scomunica. Nel consiglio regio sì ventilò la questione se si dovesse sottrarre totalmente la chiesa francese alla obbedienzia del papa e istituire per la Francia uno speciale patriarca. Fu avanti tutto Charles de Guise, il cardinale di Lorena, che trattenne il re 1 Cfr. Massa REU.i 229 s. ; Raynall» 1551, nn. 9 e 10 : Le Plat IV, 220 s. ; Wirz, Bullen 360. 2 V. Nuntiaturberichte. XII, 2 s. ; Postjna in Rom. Quarto,Ischrift XVIII, 385 ss. Dal Postina dobbiamo attendere un’edizione corrispondente alle moderne esigenze degli atti del secondo periodo del concilio di Trento. Bisogna attendere questa edizione, come specialmente le relative corrispondenze pari-menti edende dalla Görres-Gesellscliaft e solo allora sarà possibile una esposizione definitiva del secondo periodo tridentino. Le relazioni, che si hanno finora in gran copia solo di parte imperiale, sono così unilaterali che possono utilizzarsi soltanto con somma prudenza. 3 Cfr. Ribier II, 329 ss. ; Le Plat IV, 227 s. ; Pallavicini 11, 16; Ro-mier 27-28. 4 Vedi Raynald 1551, n. 10 s. ; Hubert 99 s. ; v. anche J. G. Mayer, I)as Konzil von Trient und die Gegenreformation in der Schweiz I, Stans 1901, 29 s.