Sconfìtta dei pontifìci a Paliano (27 luglio 1557). 413 Mentre la situazione svolgevasi sempre più disperata per la Santa Sede sul teatro della guerra, Carata aveva continuato il suo antico giuoco d’intrighi per acquistare Siena, ma a tutte le sue trame fu posto fine dalla politica di Cosimo I, che, veramente non senza sensibili sacrifici, al principio di luglio riuscì ad ottenere dagli spagnuoli Siena. La prima notizia di questa piega, che colpì in modo gravissimo Carata, era giunta a Roma il 25 giugno; ai 3 di luglio avveniva la firma del trattato, in virtù del quale il duca di Firenze ricevette il territorio di Siena come feudo spagnuolo.1 Un pericolosissimo nemico pei romani era sorto in Marcantonio Colonna. Costui espugnò il 29 giugno Valmontone ed occupò Palestrina; ai primi di luglio i suoi cavalieri s’avvicinarono fino a cinque miglia dalla città eterna.2 « Roma è in pericolo - scriveva ai 3 di luglio 1’inviato di Ferdinando I - e tuttavia il papa nulla teme: egli aspetta la risposta che Strozzi reca di Francia». Poscia corse voce che Alba avesse offerto pace sulla base delle condizioni concordate nel novembre, ma che Paolo IV avesse dichiarato di non potere concludere nulla senza Enrico II.3 A Roma aspettavasi con ardore il prossimo ritorno dello Strozzi. Il 19 luglio giunsero i 2000 svizzeri da lunga pezza annunziati dal nunzio Raverta, bella gente, ma malamente armata. Il papa salutolli come angeli mandati da Dio a liberarlo e conferì ai capitani catene d’oro4 e la dignità di cavalieri. Mandolli poi, rinforzati con truppe italiane, a sbloccare Paliano duramente incalzato. La spedizione terminò ai 27 di luglio con una completa sconfitta dei pontifici.5 cana); Cola 0 oleine, * Diario (Biblioteca Chigi). Nell’Archivio Colonna in Roma è un esemplare della rara stampa della Bulla Palili IV subsidii dimidii et unius scuti respeetive prò centenario, in data Romae 1557 XV Cai. Iun. A.0 2°. Comincia con queste parole : « Ubique terrarum... notissimum credimus quam impie et violenter superiori anno hostes Rornanae ecclesiae, qui se clirisiianos profitentur, re vero Turcis immaniores et efferatiores existunt, statum ipsius ecclesiae invaserint » ecc. 1 Cfr. Reumont, Tosìcana I, 222 s. ; Ancel, Sienne 85 ; Noneiat. I, evi. 2 Vedi Massarelli 312 e * Avviso di Roma del 13 luglio 1557. Biblioteca Vaticana. 3 V. le * relazioni di Delfino del 3, 11 e 17 luglio 1557. Archivio segreto di Stato in Vienna. 4 Cfr. Plon, • Celimi 394 s. 5 V. la * relazione spagnuola nell’A re bivio di Stato in Napoli, Carte Farnes. ; la * relazione di Delfino del 24 luglio 1557 (Archivio segreto di Stato in Vienna) e 1’* Avviso di Roma del 24 luglio 1557 (Biblioteca Vaticana); Brown VI 2, n. 969, 972 976, 978; Massarelli 312; Andrea 273 ; Nores 201 ; Cabrerà III 139. L’affermazione contenuta in Cabrerà e accolta da Ranke, che siano andate perdute nella zuffa tutte le bandiere svizzere salvo due, è errata ; furono salvati cinque vessilli, uno stracciato dall’alfiere perchè non cadesse nelle mani del nemico (vedi Lùtolf, Schweizergarde 58 e Feller, Ritter Melchior Lussy I, Stans 1906, i ; cfr. anche Wymann, Alcten-stiicke aus dern Ròmerlcriege von 1557 in Scliweizer Oeschichtsfreund LXIV [1909], 277 ss.). Che il corpo ausiliario svizzero fosse forte di 4000 uomini, come sostiene