20 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Introduzione. Senza che nel conclave venissero abbandonati Fole o Carafa, tentossi ancora con parecchi altri cardinali, per regola però lavorandosi solo nascostamente a favore dei medesimi e facendosi capolino coi medesimi soltanto se s’era sicuri d’un buon numero di voti. Per questo motivo nelle relazioni sugli scrutinii non si parla di parecchie di queste candidature. Di tratto in tratto vennero fatte anche diverse proposte sul modo di potere arrivare all’elezione d’un papa per altra via dall’usuale della votazione. Una prima proposta del genere era avvenuta fin dal 14 dicembre ancor prima che i francesi avessero messo fuori un candidato proprio. In quel giorno i due partiti si riunirono a parte, l’uno nella Cappella Sistina, l’altro nella Paolina trattando fra di loro a mezzo d’intermediarii. I francesi proposero nove candidati a scelta: tre connazionali, cioè Lorena, Tournon e du Bellay; tre italiani di sentimenti francesi, Salviati, Ridolfi e de Cupis; finalmente tre italiani neutrali, Carafa, del Monte, Cervini. Gli imperiali risposero che volevano soltanto il Pole.1 Dopo questo rifiuto si riprese il noioso giuoco delle votazioni senza risultato. Invero anche gli imperiali cominciarono a sentire ch’era poco accorgimento il loro tener fermo ostinatamente al Pole e perciò addì 16 dicembre si unirono e la stessa sera sul tardi mandarono quali negoziatori dai francesi Truchsess, Pacheco e Farnese per proporre ai medesimi come candidati in luogo del Pole il Carpi e Toledo. Com’era da prevedersi, l’offerta venne respinta.2 Già prima gl’imperiali avevano pensato di lavorare per lo Sfondrato e, perchè la loro vera intenzione rimanesse segreta, di favorire negli scrutinii il Mbrone. « Ora per molti giorni, » dice il Maffei, 8 « non successe altro fuorché farsi a vicenda nuove proposte, più per ingannare il tempo che per arrivare all’elezione ». Fu allora che solo per fargli onore i cardinali imperiali diedero 15 voti al cardinale-infante di Portogallo, dopo di che il dì seguente i francesi li sorpassarono riunendo, parimente a solo scopo d’onore, 18 voti e 2 accessi sul Guise. «Vedi lettore,»: nota in proposito Massarelli sotto il 17 dicembre,4 « in quali tempi siamo cascati! Dopo che abbiamo speso invano 20 giorni in dialetto veneziano, che Giuseppe Ingleseo mandò a Mantova con lettera del 28 gennaio 1550 (Archivio Gonzaga in Mantova), fa testimonianza con altre produzioni di questa specie all’osservazione di Giulio Gentile in una * lettera al gran cancelliere di Milano da Roma 5 gennaio 1550 (Archivio di Stato in Milano), che cioè mandava « i pasquini » sebbene fossero « assai ignobili, scortesi et sporchi ». 1 Massakellt 58 s. 2 Ibid. 62. 3 Merkle II, 59. 4 Ibid. 64 s.