224 Giulio III. 1550-1055. Libro I. Capitolo c. ancor più lasciato a sè. Dei suoi compagni dovette rimandare siccome inadatto un fratello laico portoghese. Un. interprete, da lui ingaggiato per Cantón, abbandonalo presto per timore delle punizioni dei mandarini. Il capitano della nave, che l’aveva tragittato, certo per riguardo ad Alvaro, non fu molto cortese. Venne egli bensì accolto e trattato da un portoghese nella propria capanna, ma dopo la partenza di costui dovette elemosinare un pezzo di pane e soffrì dure privazioni. Soltanto un cinese di circa 20 anni, educato a Goa, ma che aveva quasi dimenticato la lingua materna, e un servo rimasero con lui. Non ostante tutto ciò e a malgrado di tutte le dissuasioni dei portoghesi e dei mercanti cinesi, Francesco rimase fermo nel suo proposito. Finalmente un cinese si lasciò guadagnare a portarlo per alta mercede a Cantón ed a sbarcarlo avanti il far del giorno alla porta della città: egli volle fidarsi di lui, però col pericolo, che il cinese si pigliasse la mercede e si sbarazzasse poi dell’in-comodo forestiere in mare. Ma neanche questo pericolo spaven-tollo ed allorquando per timore di fastidii i portoghesi pregáronlo di rimandare la sua azzardata impresa a dopo la partenza delle loro navi, anche a ciò egli aderì, per affrontare la sua grande opera affatto solo e destituito d’ogni aiuto umano. Ma i suoi piani non si effettuarono. Addì 22 novembre 1552 lo sorprese una violenta febbre ed il 27 novembre, alle due del mattino, la morte lo rapì da questo mondo. Nell’isola deserta, in miserabile capanna, egli trovò una fine quale il suo magnanimo spirito avrà desiderata, nel pieno vigore degli anni, nel supremo slancio della sua. carità di Dio e del prossimo, nella più estrema povertà ed abbandono, anche in morte simile a Colui, che in vita s’era sforzato di raggiungere quale modello.1 L’unico testimone della morte, il cinese Antonio, giusta il costume cinese depose il cadavere in una specie di sarcofago, nel quale per affrettare la putrefazione e poter poi portare via le ossa, si versò della calce. Allorquando poco prima della partenza della nave (17 febbraio 1553) si riaprì il sepolcro,2 si trovò il 1 Sulla morte e sepoltura del Saverio abbiamo la relazione d’un teste oculare, il cinese Antonio (presso Cros II, 342-354 ; cfr. Valignani in 3fon. Xav. I, 190). Contro Astrain in Razi'n y Fé V (Madrid 1903) 375-386, Cros loc. cit. 355 ss. e in Ftudes XCVII, Paris 1903, 680-702, mostra eh e il giorno della, morte non è il 2 dicembre, ma il 27 novembre (cfr. Anaclecta Boìlandiana XXIÌT, Bruxelles 1904, 410). 2 Esso è contrassegnato da un’iscrizione in portoghese e cinese. Nelle vicinanze i resti della cappella che fu costrutta sopra la capanna, in cui il Saverio morì (v. Beilage sdl’ATlgem. Zeitung del 1865, n°. 30). Nel Cod. 150 nella Biblioteca di Lione una * Relatio sepulturae 8. Frcmcisci ercctae in San-ciano insula anno 1700, con pianta dell’isola e della cappella per il missionario gesuita Gaspare Castner. Cfr. Sommervogei, II, 853 ; Civiltà catt. 1894, IV, 757 ss.