Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 6. zioni augustane, egli si guardò dal fare una solenne protesta,1 vagheggiando di rendere inefficace a mezzo di trattative particolari l’accordo da lui considerato invalido o, se ciò non fosse possibile, di ovviarne con tutte le forze alle conseguenze dannose. A tale scopo verso la fine del 1555 il Delfino venne mandato di nuovo quale nunzio straordinario presso Ferdinando I, che aveva desiderato istantemente il ritorno di quest’uomo a lui molto devoto. 2 Alla missione di lui erano andate avanti minute consultazioni col Morone. Questo cardinale, versato nelle cose tedesche, abbozzò pure l’istruzione per il nunzio. I compiti affidati al Delfino per le sue trattative dapprima coi vescovi principi di Trento e Bressanone, poi col duca di Baviera Alberto Y e coi vescovi di Salisburgo, Eichstätt, Bamberga, Würzburg, e Passau, finalmente collo stesso re romano, erano dappertutto i medesimi. In primo luogo il nunzio doveva fare rimostranze per l’illecito consenso alle dannose deliberazioni della dieta augustana e precluderne i nocivi effetti impedendo avanti tutto che nell’imminente dieta di Ratisbona si prendessero ulteriori stipulazioni a sfavore dei cattolici. In seconda linea però il Delfino doveva spingere dappertutto all’attuazione d’una riforma secondo i principii cattolici, nella quale a ragione vedevasi in Roma il migliore e più efficace mezzo per opporre una diga alla crescente apostasia dalla Chiesa in Germania.3 Per il duca di Baviera, di cui ben conoscevasi a Roma l’importanza per la causa cattolica, Delfino aveva inoltre lo speciale incarico di motivare l’attitudine ostile della Santa Sede verso le pretese, che a nome dei suoi sudditi quel sovrano aveva in tutta segretezza richieste al papa. La Baviera desiderava la concessione del calice per i laici, l’ammissione agli offici ecclesiastici di am- 1 Io non posso trovare una solenne protesta nei temimi di forte condanna cbe incontransi nei brevi a Ferdinando I e al vescovo di Passau (vedi Raynai.d 1555, n. 51, 53): sarebbe, stata necessaria, come poi nel 1648, una bolla, che non venne certo perchè a Koma consideravansi come non definitivi i deliberati di Augsburg. Ma è fuor di dubbio cha. Paolo IV rigettò e considerò invalido l’accordo che in sì varia guisa danneggiava e offendeva i diritti della Chiesa. Hergenröther (Staut mul Kirche 703) ha confutato gli infondati biasimi elevati contro questo giuridico punto di vista del papa. 2 Vedi Raynaid 1555, n. 51 ; Steinherz I, xxxiv-xxxv. Oltre alle lettere a Ferdinando I e al vescovo di Passau riportate dal Raynaxd loc. cit. partirono il 18 dicembre simili brevi anche al cardinale Madruzzo quale vescovo principe di Trento ,agli arcivescovi di Colonia, Salisburgo, Magonza e Magdeburgo, ai vescovi di Bressanone, Treviri, Eichstätt, Würzburg e Bamberga, ad Alberto V di Baviera ed a parecchi membri di casa di Habsburg (* Maxim, regi Bohemiae, Ferdinando archiduci Austriae, Carolo archiduci Austriae ; v. Brev. ad 'princ. in Arm. 44, t. 4, n. 158, 165. Archivio segreto pontificio )-Delfino lasciò Roma il 27 dicembre : v. * relazione di Navagero del 28 dicembre 1555 loc. cit. Biblioteca Marciana in Venezia. 3 Vedi Pieper 199 s. ; cfr. ibid. 110 s.