256 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 6 c. nel Belvedere Vaticano, col quale Ulisse Aldrovandi comincia la sua famosa descrizione delle antiche opere di arte romana, rimase il più cospicuo museo d’antichità. Il Vaticano, sotto Paolo III abbellito ancora colla costruzione della splendida Sala Regia e della Cappella Paolina, era considerato il più sontuoso e grande palazzo del mondo. L’ambasciatore veneto Mocenigo, che dà questo giudizio nel 1560, lo compara a una piccola città, in cui è difficile orizzontarsi e che è impossibile descrivere.1 Grande svantaggio della residenza pontificia era veramente, che l’aria di quella regione si addimostrasse malsana l’estate.2 Con quella liberalità, che la maggior parte dei papi ognora rivelò, era concesso molto largamente ai forestieri di visitare il Vaticano; quando Giulio III dimorava alla sua villa, potevansi anzi visitare, sotto la guida d’un impiegato della Corte, gli appartamenti privati del papa sontuosamente ammobiliati.3 Contigua al solido corpo avanzato del palazzo Vaticano era la Loggia della Benedizione, cominciata da Pioli, compiutada Giulio II, nella quale il giovedì santo/leggevasi la bolla In Coena-Domini : dietro stava il palazzo di Innocenzo Vili, che erroneamente Fichard qualifica siccome il palazzo della Rota; giurista qual era egli dà una minuta descrizione di questo sommo tribunale ecclesiastico.4 Della lunga antica chiesa di S. Pietro a cinque navate il viaggiatore di Francoforte dà un’immagine sostanzialmente giusta. Egli ricorda il largo accesso a gradini, l’ampio vestibolo quadrangolare e l’atrio colla fontana ornata della pigna di bronzo e dei pavoni dorati (cantaro). In questo spazio giacevano allora anche frammenti di statue antiche. Nel portico della veneranda basilica di Costantino, tuttavia sussistente in parte, davano nell’occhio la statua in marmo di S. Pietro, al presente nelle Grotte Vaticane, e la Navicella di Giotto. Delle porte, che conducevano nell’interno delFillustre edificio, l’ultima a destra, la così detta Porta Santa, aprivasi soltanto nell’anno giubilare. L’ingresso principale colle porte di bronzo del Filarete ha indotto Fichard nell’errore di fornire di porta di bronzo anche l’ingresso secondario laterale, mentre in realtà esso non aveva che una porta di legno scolpita sotto Eugenio IV ed opera di frà Antonio di Michele da Viterbo.5 1 Mocenigo-At.bèei 34. 2 Lo rileva Navagero nella * relazione del 15 agosto 1556 (Biblioteca Marciana a Venezia). 3 Vedi Rot, Itili. Rom. 258. Allora era accessibile anche Castel S. Angelo ; v. ibid. 262. 4 Ficiiard, Italia 45-47. Sulla Loggia della Benedizione vedi Egger, Ve- duten 24. 6 Fichard, Italia 43 s. Cfr. in proposito Schmarsow in Repert. für Kunstwiss. XIV, 132 s. ; v. inoltre Springer II2, 364 V. pure la descrizione di 0. Panvinio spettante al tempo di Pio IV, presso Mai, Spie il. IX, 367 s.