— 28 — gli artigiani armati e possenti dell’ Italia militante e trionfante, i difensori e gli operai della sua grandezza e della sua prosperità balzati dal profondo di ogni tempo : dalle Legioni di Roma vittoriose sul mondo, dalle libere mura delle repubbliche comunali, dalle navi veleggienti attraverso gli oceani per diffondere la sapienza e la ricchezza del pensiero e del lavoro italiano, dalle carceri e dai patiboli santificati dal sangue dei martiri caduti sotto l'oppressione straniera, dai verdi campi delle nostre battaglie luminose di Coito e Solferino, dai gioghi delle Alpi riconquistate, dalle melmose trincee, dalle orride pietre del Carso. Intanto invano il Comando interalleato s'affrettava ad impartire ordini categorici perchè un'altra squadriglia d'autoblindate provvedesse a fermare 1’ Italia giovine e ardita, nella sua marcia trionfale verso la città derelitta : invano venivano chiesti rinforzi, invano si usavano tutti i mezzi persuasivi e tutte le belle parole affinchè i soldati d* Italia rifacessero il cammino percorso. Alle ore 18 del 12 settembre tutta Fiume, sempre vibrante di indescrivibile entusiasmo, si riversò in Piazza Roma per udire la parola del salvatore. Tutto il vasto spazio era letteralmente gremito di popolo : nei vani delle finestre prospicienti e sulle terrazze tutte pavesate di bandiere tricolori e sui cancelli, ovunque erano grap-poh umani.