504 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 5 a. là minacciava;1 si fece pure notare com’egli avesse consigliato Paolo III all’alleanza coi cattolici, mediante la quale sarebbersi combattuti i protestanti colla forza delle armi. Relativamente all’opera Del beneficio di Cristo dovevasi tenere molto in conto a favore del cardinale, che quel libriccino era stato in vendita dappertutto, anche a Roma, che teologi, anzi persino inquisitori, ai quali Morone l’aveva dato a leggere, raccomandaronlo, e finalmente che dopo la condanna del trattato da parte dell’ Inquisizione avevaio parimenti condannato il cardinale, il quale potè anche rimandare al fatto, che egli, appena uno dei suoi famigliari errò in cose di fede, l’obbligò all’abiura. Fu pure data la prova,, che a Modena, Bologna e Novara Morone favorì gli Inquisitori e a Bologna punì due eretici. La difesa dichiarò per una frase generica di cortesia una ingannevole espressione rivolta ai novatori in Bologna, che cioè li avvertirebbe a tempo. Ad ogni modo essa non poteva cadere nella bilancia di fronte al procedimento reale del porporato contro gli eretici.2 Caratteristici affatto riuscirono i testi portati in campo contro Morone. Di essi alcuni avevano seguito idee eretiche, altri erana di sentimenti apertamente ostili al cardinale, uno aveva poscia ritrattato la sua deposizione: la loro credibilità era quindi più che sospetta e con ragione il Morone protestò contro simili testimoni. Parecchi altri testi, come il priore dei Domenicani di Modena ed il vescovo di Civita Castellana, avevano deposto a discarico del cardinale e in senso a lui favorevole. Varie però di queste favorevoli deposizioni non vennero inserite negli atti processuali T Nè questo fu l’unico difetto nel procedimento introdotto contro il cardinale. Morone ebbe pure da lamentarsi, che la sua difesa fosse resa diffìcile e in parte impossibile perchè, quantunque l’avesse solennemente richiesto, gli vennero tenuti celati i nomi di parecchi anzi si perderebbe la riputazione» Fin dal 7 dicembre 1540 Morone scrive a! predetto da Mons : * « In queste travagli publiehe mi rincresce fuor di modo-il pericolo di quella città di queste nove sette et vi prego vogliate esser diligente et aprir gli occhi, accioche si scoprino questi principii quali dubito siano troppo radicate, ma sappiate che di minor favilla di questa s’è eccitato quest» gran foco di Germania et se alcuna cosa bisognerà ch’io possi far in questa ab-sentia avisatemi perchè sto con l’animo tutto inquieto ». Addì * 29 dicembre Morone tornava a scrivere al suo vicario e aggiungeva una lettera a Farnese-(stampata questa in Tacchi Venturi I, 509 s.) con minute proposte sul modo con cui si doveva procedere a Modena. Quanto anche a Eatisbona lo tenessero occupato i novatori religiosi di Modena è addimostrato dalle sue * lettere al vicario in data del 7 febbraio, 18 aprile, 3 maggio 1541. Questi ed altri * atti che arrivano fino al 1545, nel codice della Biblioteca del Seminario di Foligno di cui in App. n. 74-75. 1 V. Nuntiatwrberìchte, lierausgeg. von Cakdatjns VI, xvii, n. 1. 2 Cfr. gli estratti dagli * atti da me trovati nella Biblioteca del Seminario di Foligno in App. n. 74-75.