244 Giulio III. 1-550-1555. Libro I. Capitolo 0 6. strutte, conservate le altre. Sono scene in parte piuttosto libere nel gusto del rinascimento, che al pari delle figure della dea dell’amore frequentemente ricorrenti in tutta la villa, non mostrano che troppo chiaramente come non avesse ancora prevalso alla corte di Giulio III il rigido spirito della riforma cattolica.1 Sono pure caratteristiche le grandi tavole incastrate nella parete posteriore del cortile della fontana con due iscrizioni in latino classico: una contiene le leggi per quel giardino (Lex hortorum), l’altra, certo messavi più tardi, racconta la storia della Villa e la disposizione testamentaria, che essa debba rimanere alla famiglia del Monte.2 Come in tutte le costruzioni consimili il ninfeo dove nei mesi caldi il proprietario poteva godersi fresco refrigerante, forma il punto più brillante del tutto. In conseguenza questa parte è anche la più sontuosamente ornata. Vergognosamente trascurato per lungo tempo, in questi ultimi tempi il ninfeo è stato restaurato con cura ed amóre, così che almeno in certo qual modo può farsi un’idea della magnificenza d’un dì. La decorazione a figure dell’edificio -come la statua Ae\Y Acqua Virgo dormiente, che poeti contemporanei cantarono,3 mancano però insieme ai platani che l’ombreggiavano. Un tempo, allorquando era tuttora dotata della ricca vegetazione di piante e di fiori, ed erano in pieno corso gli artifici zampillanti delle acque, la corte della fontana, al pari di tutta la magnifica Villa, che invero non costituisce un tutto unito, ma è ciononostante affatto di buon gusto, deve avere offerto un quadro delizioso. Si comprende in certo modo l’entusiasmo dei contemporanei, che comparano la villa ai giardini di Nerone, cosa certamente esagerata tanto quanto le spese di costruzione date dal Segni in 250,000 scudi.4 Ad ogni modo le spese debbono essere 1 Questo giudizio può sembrare a qualcuno eccessivamente rigido. Tanto più io mi ritengo autorizzato a respingere un biasimo che, sebbene affatto infondato, venne tuttavia di recente risollevato contro Giulio III. Cancellieri (Mercato 269) nella sua smania di raccogliere riportò da Theod. Sprengerus, Roma nova, Francof. 1667, 470, la storiella dei Priapi, die Giulio III avrebbe collocati nella sua villa, notizia che Bruzzone ( Vigna di Papa Giulio III in Fanfulla della Domenica 1890, n. 23, e ibid. n. 33 in un molto debole articolo dal titolo Giulio III) adduce come prova del paganesimo del papa, sebbene nessun contemporaneo ricordi cosa simile. Sprenger, che scrisse un buon secolo dopo la morte di Giulio III, ha anche altri aneddoti, il cui carattere non storico è evidente. 2 Già pubblicate da Stern (tav. 30). A Lanciami (in Ardi. d. soc. Borri. VI, 230 s.) è sfuggito ciò come pure la pubblicazione delle due iscrizioni da parte del Letarouit.lt (p. 466 s.) ; cfr. anche Ciaconius III, 760 e Tesoroni 43 s. 3 V- Saggiatore I 2, 91-92 ; cfr. Aneed. Litt. IV, 429 ss., 445 ss. La statua é.oVÌ Acqua Virgo stava certo di fronte alle cariatidi. 4 Segni XIII, 829. Cfr. anche la relazione di Lasso presso Druffel II, 824 ; il giudizio di un romeo del 1554 presso Rot, Itin. Borri. 249, donde risulta anche, che la villa era facilmente accessibile; Condivi lviii ; Adriani VIII, 1.