508 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 5 a. si eccitò in modo particolare perchè il medesimo, come nipote della sorella dei papa, lasciandosi dietro la famiglia era fuggito a Ginevra. « Tacciamo di ciò - esclamò il papa - ; anche se il mio stesso padre fosse eretico, raccoglierei la legna per farlo abbruciare ! »1 Di fronte a queste terribili parole non è che troppo comprensibile come, allorquando il processo del Morone si potrasse fino all’anno seguente, si nutrissero serii timori per la sua sorte.2 Data la tremenda severità di Paolo IV non reca meraviglia che quasi nessuno a Roma ardisse intervenire a prò dell’infelice. Fra i pochi che presero attivamente a cuore il prigioniero, furono alcuni membri della Compagnia di Gesù. Niente meno che il Lainez, il generale del nuovo Ordine, faceva scrivere addì 24 gennaio 1558, al P. Ribadeneira a Bruxelles perchè in unione col P. Salmeron si rivolgesse al confessore di Filippo II, affinchè per la sua mediazione il re intervenisse a Roma per il Morone ed anche per il Pole.3 Quanto meno trovavansi prove valide per la colpa del Morone, tanto più aumentava la paura di Paolo IV, che quest’uomo, ch’egli reputava per un eretico, potesse diventare suo successore. A tale eventualità bisognava opporre un impedimento col sussidio delle più rigorose prescrizioni. Alla fine del 1558 corse voce che Paolo IV preparasse una bolla, per cui sarebbesi sottratta nei conclavi la voce attiva e passiva a quei cardinali che fossero convinti d’eresia od anche solo accusati dinanzi allTnquisizione per sospetto di sentimenti ereticali.4 In realtà l’8 febbraio 1559 il papa fece leggere in concistoro un documento del genere, ma non la spuntò perchè i cardinali dichiararono che anche il migliore degli uomini poteva avere un nemico, il quale deponesse male di lui : non potersi escludere dal conclave un cardinale prima che fosse convinto di reità.5 In seguito a ciò la bolla fu nuovamente rifatta. Nella redazione, 1 V. la * relazione di Navagero del 23 ottobre 1557 (Archivio di Stato in Venezia), tradotta presso Brown VI 2, 1067; efr. Bertolotti, Martiri 20. 2 V. * Avviso di Fonia del 4 febbraio 1559. Cod. Uri. 1039, p. 8. Biblioteca Vaticana. 3 V. Epist. P. Salmeronis I, 235. 4 V. la relazione di Carne del 31 dicembre 1558 presso Stevenson I, 54 e le relazioni mantovane presso Ancel, Sewét. 53, n. 1. 8 Dalla relazione di Carne presso Stevenson I, 136 e dall’estratto ex aclis corniti, et diar. presso Laemmer, Melet. 209, Mi'ixer (Konklave Pius’ IV. 25) ha ricavato i giusti termini delle cose ; errata è soltanto la data del 15 febbraio da lui mantenuta. Danno luce gli autentici Acta consist. cariceli. VII (Archivio segreto pontificio), in cui trovasi la seguente annotazione : * « Die mere. 5 [giustamente 8] febr. 1559 Consistorium : S. D. N. primo iussit bullam legi per dom. Barengum secretarium contra de heresi convictos et condemnatos vel qui convinci aut condemnari poterunt, ad quam et eius totum tenorem prout in illa latius continetur me refero ».