Vita di Marcello Cervini prima deirelezione. 317 fine d’agosto del 1539 il conferimento dell’amministrazione del vescovado di Nicastro in Calabria, che Cervini scambiò nel settembre 1540 con quel di Reggio,1 ma prima, il 10 dicembre 1539, egli aveva ottenuto la porpora.2 Per quanto rapidamente salito in pochi anni da semplice erudito privato al più alto senato della Chiesa, pure nessuna invidia si mosse contro di lui. Nessuno vide di mal occhio la fortuna del cardinale di S. Croce, come ora era chiamato il Cervini dalla sua chiesa titolare di S. Croce in Gerusalemme. Contarmi, Sadoleto, Pole, l’Aleandro, il Bembo salutarono colle più liete lettere, dalle quali parla la persuasione unanime, che con questa nomina la perspicace conoscenza che Paolo III aveva degli uomini avesse elevato merito e virtù al posto conveniente.3 L’occasione prossima alla nomina fu perchè egli in qualità di compagno del cardinale Alessandro Farnese, nominato nel novembre 1539 legato presso Francesco I e Carlo V, potesse liberamente trattare in persona coi monarchi. Il giovane legato lasciò all’antico suo segretario la direzione delle trattative propriamente dette. Dalle sue relazioni appare quanto fosse grave al Cervini tale compito. Il suo forte non era nel campo della politica, ma con la sua attività, fedeltà al dovere e coscienziosità egli cercò di supplire a ciò che gli mancava di doti diplomatiche.4 Già prima che ai 24 di aprile del 1540 Paolo III concedesse al Cardinal Farnese il chiesto richiamo, era sorto il rumore, che Cervini avrebbe dovuto rimanere alla corte imperiale. Con calde rimostranze presso gli amici Bernardino Maffei e Dandino il cardinale cercò di impedire la cosa, ma Paolo III non si lasciò dissuadere. Ed anche alle altre pressioni di venir richiamato il papa non die’ ascolto prima che fosse avvenuta la decisione dell’imperatore circa il recesso di Hagenau. In seguito a ciò soltanto ai 18' di settembre 1540 potè il Cervini lasciare Bruxelles, ove trovavasi allora Carlo V, rientrando in Roma alla metà d’ottobre. Nella sua relazione finale egli fece rapporto sulle trattative coll’imperatore circa la questione religiosa e sulle condizioni della Chiesa in Germania. Colla sincerità a lui propria egli ivi dichiara come causa del deciso alicnamento della nazione tedesca da Roma la trascuranza di ciò che un tempo aveva guadagnato i Tedeschi alla Chiesa: la trascuranza del modo di vita apostolica prima addimostrato dalla Santa Sede, 1 V. A età consist. presso Cardauns loc. cit. xxvii. Cfr. Taccone Gallucci, Regest, d. ponte f. Rom. per le chiese della Calabria, Reggio 1902, 272 s. 2 Cfr. il nostro vol. V, 127 s., 242. 3 Vedi Ciaconius III, 806; Poixidokus 26 s.; Cardauns loc. cit. IIefner, App. 4. 4 Cfr. Cardauns loc. cit.