Tendenze pacifiche del papa. 99 Prescindendo 'affatto dall’attività molto rilevante, ma senza rumore, che precisamente nella seconda metà del suo governo Giulio III svolse nel campo ecclesiastico nel senso di una riforma cattolica,1 egli s’è immischiato anche nelle scottanti questioni politiche ed ha lavorato operosamente, se anche senza frutto, per il ristabilimento della pace nella cristianità. Naturalmente il suo atteggiamento neutrale dispiaceva ai francesi come agli imperiali perchè dalla partecipazione del papa alla lotta ognuno dei due partiti aspettava grandi vantaggi per sè.2 Da essi perciò partì l’accusa che Giulio III aborrisse gli affari per vivere accidioso in pace nella sua bella villa.3 Che il papa avesse molto buoni motivi per non impacciarsi più a fondo dei torbidi italiani, non può soggiacere a dubbio alcuno. La guerra per Parma aveva insegnato abbastanza, che cosa ne risultasse. Dopo le dolorose esperienze fatte allora, Giulio III attese con diligenza a non lasciarsi persuadere a partecipare un’altra volta a guerra simile. Ma caddero nella bilancia anche motivi di natura superiore. Come padre della cristianità il papa doveva tenersi al possibile fuori dei partiti, chè soltanto così gli era possibile mettersi fuori efficacemente quale mediatore di pace.4 Quanto partisse da lui personalmente l’attività che egli svolse a questo riguardo, è dimostrato all’evidenza dalla circostanza, che anche ora preparava egli stesso la maggior parte delle istruzioni per i suoi inviati e legati e più volte dettò addirittura ai suoi segretarii.5 E tuttavia Giulio era provato in misura crescente dalla sua antica malattia, la gotta.6 siccome dal principio « alieno dai negozi di Stato ». Molto più giustamente ha giudicato intorno a Giulio III il Reumont già nel 1870 (III 2, 511). Sulla esposizione, non esente da obiezioni, del Muratori vedi G. Catalani, Prefaz. agli Annali del Muratori-X (1764), xxxv. 1 Cfr. sotto, capit. 4. 2 Dalle due parti si facevano aspri rimproveri al papa neutrale : così in una congregazione cardinalizia del 4 settembre 1553 dai cardinali imperiali AI-varez de Toledo e Carpi, che, accennando alle relazioni di Enrico II coi Turchi, volevano determinare il papa ad un’azione antifrancese (v. la * relazione di Serristori del 5 settembre 1553. Archivio di Stato in Firenze). Nel maggio dell’anno seguente fecero lagnanze il cardinale du Bellay e l’inviato francese Lanssac ; v. Nonciat. de France I, 51, n. 1. 3 \ . le relazioni fiorentine addotte in Nonciat. de Fmnce I, xliii, n. 2, il cui eco si trova poi presso 1’Adriani (VIII, 1) scrivente per incarico di Cosimo I (vedi Mondaini, Adriani, Firenze 1905, 41 s.), come presso Segni (XIII, 829) e il Panvinio (Merkle II, 148) amico dei Farnese. 4 Vedi Ancel in Nonciat. de France I, xliii. Nell’istruzione per Girolamo Muzzarelli del 21 gennaio 1554 Giulio III s’esprime molto apertamente sul come si lasciasse persuadere alla guerra contro Parma ; vedi Pieper 174. 5 Cfr. la lettera di Monte del 7 luglio 1552 presso Pieper 41, n. 3. 6 Le relazioni degli inviati attestano quanto di frequente fosse il papa tri- lato ^ai 8u°i dolori di gotta, ai quali associavano! talora anche catarro e di- sturbi causati da errori dietetici. Cfr. specialmente le * lettere di A. Serristori ' 14> 20 giugno, 10, 11, e 24 ottobre 1552 ; 4 gennaio, 29 marzo, 9 giugno.