362 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 2. la quale doveva occuparsi precipuamente degli affari ecclesiastici e del governo dello Stato pontifìcio, sottostava immediatamente al papa. In essa nella qualità di Segretario domestico Giovanni Barengo occupava una posizione eminente simile a quella di Giovanni della Casa nella segreteria di Stato. Al pari di Barengo, al quale spettava di comporre tutti i brevi e bolle importanti, abitava in Vaticano anche un secondo Segretario domestico, Giovanni Francesco Bini, un umanista della scuola del Sadoleto, che doveva comporre i brevi ai principi. Dopo i suddetti compaiono quali altri impiegati nella segreteria dei brevi anche Antonio Fiordibello, già segretario del Sadoleto e Cesare Grolierio. Tutti questi officiali, che tutti avevano molti altri impiegati sotto di sè, distin-guevansi dagli alti funzionarii della segreteria di Stato special-mente perchè non avevano da esercitare alcuna attività indipendente, ma semplicemente da dar forma agli ordini dati. Le istruzioni relative ricevevanle o dal papa o da tali, a cui il capo della Chiesa aveva conferito parte della sua autorità.1 È caratteristico per Paolo IV che ponesse un limite alla pienezza dei poteri di Carlo Carafa per quanto riguardava il vero e proprio governo intorno alla Chiesa.2 Con tanta maggiore libertà faceva a sua posta il nepote nel campo della politica, in cui molto presto tirò nelle sue mani le redini sì completamente, che guidava il papa come un fanciullo.3 II cardinale Alessandro Farnese, al quale nel principio del suo pontificato Paolo IV per gratitudine aveva concesso quasi illimitata fiducia, venne messo da parte4 alla stessa guisa che Giovanni Carafa. Il flessibile e intrigante Carlo Carafa, che sapeva adattarsi ad ogni situazione, seppe da maestro invescare completamente il vecchio pontefice non pratico di mondo. I non comuni talenti del nepote ed il suo odio contro gli spagnuoli fecero ben presto dimenticare a Paolo IV tutto quanto prima avevano trovato da biasimare nel nepote. Con tanto maggior facilità egli si amicò colla natura soldatesca di Carlo, ch’era affatto opposta a lui, il rigido uomo di chiesa, perchè i loro ca- 1 Vedi Ancel, Secrét. 47 ss. Su Barengo cfr Masius, Briefe 244, 251 : su Bini (f settembre 1556) vedi Merkle II, xxir. Successore di Bini fu A. Lippo-mano ; quando Barengo morì (giugno 1559), gli successe Francesco Aragonia. 2 Vedi Navagero-Albèri, che rileva due volte questa limitazione delle facoltà (pp. 384 e 411). Non può quindi dirsi con Ranke (l6, 188) che il papa « affidava » al nipote « la somma degli affari non solo temporali, ma persino degli spirituali». Nella relazione di Saivago (Atti Lig. XIII, 755) si dice espressamente che il cardinale Carafa aveva avuto la « suprema authorità et cura de’ negotii appartenenti a stato et a giustitia ». 3 Vedi Masius, Briefe 222. 4 Cfr. Coggiola, Conclave 476 s. e Farnesi 81 s. ; Ancel, Secrét. 14 s. Sulla molto grande influenza di Farnese in principio v. anche la relazione dell’inviato portoghese del 18 giugno 1555 in Corpo dipi. Pori. VII, 420.