Giulio III e gli studi. 2-29 del papa, inspirato dalla riconoscenza, di far stampare le opere del suo maestro Brandolini.1 Non può tuttavia negarsi che non facesse difetto a Giulio III la buona volontà di essere un mecenate nel senso dei suoi grandi predecessori. Nella sua cancelleria trovarono impiego umanisti come Galeazzo Florimonte, Romolo Amaseo e Paolo Sadoleto.2 Il papa non faceva neanche caso se in atti, eziandio di contenuto ecclesiastico, da questi uomini talora venivano usate espressioni pagane, che più tardi, dopo la penetrazione di idee: più rigide, hanno meritatamente incontrato biasimo.3 Parimenti non venne menomamente limitata sotto Giulio III la libertà del parlare, usuale a Roma e spesso troppo grande : Pasquino potè ancora una volta motteggiare e schernire come durante la fioritura del rinascimento. 4 Una benemerenza fuor di dubbio grande di Giulio III, che si formò anche una biblioteca privata,5 è quella d’avere fin dal 24 febbraio 1550 nominato bibliotecario a vita della collezione vaticana il dotto cardinale Marcello Cervini fornendolo di ampie facoltà.15 Corrispose pienamente alle idee di Cervini il fatto, che tre anni dopo il papa mandasse un inviato ai monasteri basiliani greci per il prestito dei codici greci sacri e profani ivi esistenti allo scopo di copiarli.7 Già nel primo anno del suo governo Giulio III fu sollecito per la riforma dell’università romana, incaricando della cosa addì 5 novembre 1550 i cardinali Cervini, Morone, Crescenzi e Pole.8 La commissione, nella quale furono chiamati anche i cardinali Guido Ascanio Sforza e Maffei, compì nel 1552 salutari riforme. L’università inoltre venne due volte migliorata coll’aumentarne le rendite.0 Ottennero favori da Giulio III anche università tedesche, come Heidelberg, Ingolstadt e Wlirzburg; il collegio di Dillingen fu da lui innalzato al grado di università.10 Per ragione delle strettezze finanziarie erano scarse le prove 1 Broti in Róm. Quartalschrift II, 177 s., 180 ss. 2 V. sopra p. 54. 3 Vedi Pallavicini 13, 17, 2. 4 Cfr. Gnoli, Storia di Pasquino in Nuova Antologia XXV (1890), 74. 5 Cfr. l’iscrizione presso Ciaconius III, 758. In questa biblioteca trovava«! il Virgilio aproniano, che dopo la morte di Giulio III passò al cardinale I. del Monte e più tardi a Firenze ; vedi Tibaboschi III, 29 s. (ed. napoletana). 6 V. il * breve in App. n. 5 Archivio segreto pontificio. 7 V. il * breve del 24 febbraio 1553 per Hannib. Spatafore arcliimand. Messati. O.S. Bas. in App. nn. 17-18. Archivio segreto pontificio. 8 Vedi Massareij.i 198, 199. 9 Vedi Marini, Lettera 121, 127 ; Iìexazzi II, 132 s., 252 ss. 10 Vedi Hautz, Heidelberg I, 229, 449, 452, 460, 464 ; Frante, Ingolstadt-Milnchen I, 185; cfr. Rayn ald 1551, n. 76; Wegele, Wiirzburg II, 26 ss. Per Dillingen v. sopra p. 158.