Turbolenze in Inghilterra. 553 tica religione. Come scriveva il 26 marzo l’inviato veneto Mi-chiel, allora erasi disposti a un procedimento rigoroso del governo, essendosi coll’amdar del tempo reso chiaro a chiunque che la bontà e la mitezza, addimostrate fino allora dalle loro maestà col perdonare a tutti, non davano che quotidiana occasione a nuovi eccessi. A' nulla aveva, per es., giovato, che il governo in una simile congiura a Ipswich (nel Suffolk) avesse l’estate precedente fatto prevalere l’indulgenza. Allorché ai primi di febbraio del 1555 si mandò a Suffolk1 uno degli eretici condannati, perchè vi venisse bruciato, i contadini avevano deliberato di sollevarsi nel dì ed ora dell’esecuzione e di dar fuoco a un certo numero di case, non solamente per salvare il condannato, ma anche per vendicarsi dei -cattolici. Di fatto non erano ancora terminate le inquisizioni sulla congiura che di nuovo cominciarono a divampare i roghi. Ai 26 di marzo, poco dopo che il capo congiurato Bowes era stato portato nella Torre, fu spedita ai magistrati l’istruzione di vegliare sulla pubblica pace, di carcerare i propalatori di scritti sediziosi, i proclamatori di dottrine erronee, gli autori di segrete riunioni e di consegnare ai vescovi eretici ostinati.2 Sempre e dappertutto i vescovi non addimostrarono grande zelo nell’esecuzione deH’ingrato compito loro assegnato e per quanto era in loro potere lasciarono il campo alla mitezza.3 In molte diocesi neanche un eretico fu bruciato : solo in tre o quattro vesco- 1 Erroneamente Michiel fa il nome di Norfolk invece di .Suffolk ; vedi Brown VI, p. 31, n. 2 Lingard VII, 193. 3 « It is quite untrue, as Pose and bis school have made thè worid believe, that thè authorities vvere savage or ferocious » (GniDNER 349 ; cfr. soprap. 550 s.). Sotto parecchi vescovi non si avverò esecuzione alcuna. Nelle azioni per eresia il vescovo di Bath e Wells, Gilberto Boume, fece per i prigionieri « sempre ciò che poteva, esortandoli seriamente a salvarsi colla ritrattazione... Pare che nella sua diocesi nessuno sia stato giustiziato a causa d’opinioni religiose ». (Dìctio-nary of National Biogra-pìiy VI, 29). Cutberto Tunstall di Durham « si astenne al possibile dal perseguitare i protestanti e non ne condannò alcuno a morte » (ibid. LVII, 314). Di William Glyn di Bangor il Fuixer dice (Worthies of En-gland, ed. Nichols II, 571) : « Sebbene fermo nelle sue proprie idee, non fu crudele verso altrimenti pensanti, come appare dal fatto, che nella sua diocesi non ebbe luogo alcuna persecuzione » (ibid. XXII, 11).-Parecchi vescovi non ebbero parte alcuna alle esecuzioni nella loro diocesi. John Holyman di Bristol, « quantunque zelante romano non partecipò mai attivamente alla persecuzione ». Si rifiutò di presenziare allorché il suo cancelliere Dalby mandò al rogo tre uomini (ibid. XXVII, 215). George Day di Chichester «non ha perseguitato, come si dice, ma alcuni vennero abbruciati nella sua diocesi » (ibid. XIV, 232-233). Da altre diocesi non ci sono conosciute che molto poche esecuzioni capitali di protestanti. A quanto pare Tommaso Thirlby di Ely ha sanzionato l’esecuzione per eresia di John Hul-lier ma solo altri due, e senza che v’avesse parte il Thirlby subirono nella sua diocesi la morte a causa di religione (ibid. LVI, 137). Sotto James Turberville