Gli affari temporali passano in seconda linea. 421 osò più lavorare per abbattere il fatto indeclinabile della preponderanza spagnuola.1 In generale, da allora gli affari temporali passarono per lui in seconda linea. Che se era pur risoluto a sanare le gravi ferite recate allo Stato pontificio dalla sua folle politica, la sua intenzione tuttavia per il futuro, fu avanti tutto, come fece rilevare già nel concistoro del 20 settembre 1557,2 di tornare a dedicarsi tutto ai doveri spirituali del suo ufficio di sommo sacerdote, alla riforma cioè delle condizioni ecclesiastiche ed all’estirpazione delle eresie. A ciò fu in seguito diretta la sua prima cura. 4. Attività riformativa e ulteriore azione ecclesiastica di Paolo IV. Rinnovamento del Sacro Collegio. Caduta dei nipoti. Attuazione dell’obbligo della residenza dei Vescovi. I nuovi Ordini. Critica condizione dei Cappuccini e dei Gesuiti. a. In molte delle lettere di congratulazione che Paolo IV ricevette da tutte le parti della cristianità per la sua elezione, insieme al duolo per la immatura morte di Marcello II viene espressa la ferma speranza, che il suo successore avrebbe assunto ed eseguito 1 Ancel (La nouvelle eh la prise de Calais à Home loc. cit. 254 s.) mostra come anche dopo la partenza delTAlba gli spagnuoli conservassero quasi totalmente il sopravvento in Roma, e con quale rapidità venissero ripresi in grazia i cardinali Corgna, di Pano e Santa Fiora di sentimenti imperiali. Cade in quel tempo la soppressione delle Rime del francofilo poeta Pasquale Malespini di cui parlò S. Bongi in Atti cl. Accacl. di Lucca XXX (1898). Tempi migliori per i francesi non spuntarono che alla fine di gennaio del 1558. Allora giunse a Roma la notizia che il Guise fosse riuscito a togliere Calais agli inglesi alleati con la Spagna. Il partito francese di Roma celebrò quel fatto grandiosamente. Il papa, che non potè nascondere una certa soddisfazione per questo colpo dato al suo antico nemico, non frappose loro alcun impedimento ; ora la reazione spagnuola ebbe fine : Paolo IV però del pari che il nepote duca di Paliano si guardò dal prendere posizione per la Francia (vedi Ancel 264 s.). In generale il papa non entrò più in affari politici, anche se in colloqui i confidenziali ripeteva la sua antica opinione, che i re francesi fossero sempre stati protettori e gli spagnuoli sempre nemici della Santa Sede (cfr. la relazione del vescovo d’Angoulème del-l’il giugno 1558 presso Ribier II, 744 S.). Perciò dovette toccare dolorosamente Paolo IV la conclusione della pace di Cateau Cambrésis sfavorevole ai francesi (vedi Ribier II, 798) ; e molto egli deplorò anche la morte di Enrico II (v. ibid. 810 s.). 2 * « Affino che fusse poi più facile mediante il concilio generale riformar la chiesa et estirpar le h^resie ». Avviso del 25 settembre 1557, loc. cit. p. 266. Biblioteca Vaticana.