442 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 4 a. caratteristica sia a questa riguardo sia relativamente a tutta l’indole di Paolo IV. In essa è descritta minutamente un’udienza di Navagero del 16 agosto 1557. Conformemente all’istruzione del suo governo l’ambasciatore chiese molto insistentemente la concessione della rinunzia d’un vescovo veneto a favore d’un candidato, che godeva la piena fiducia della Signoria. Il papa respinse recisamente la domanda per essere i vescovi legati alla loro chiesa da un vincolo indissolubile al pari del matrimonio. Tuttavia, — proseguì Paolo IV — da parte della Santa Sede sono venute in voga dispense in questa materia, ma il mio santo maestro Tommaso ed altri che lo seguirono sono d’opinione che in tali casi i papi non possono dispensare. Indi il papa si diffuse lungamente sulla dignità dell’ episcopato, toccò del primato, adducendo il detto di Omero : « uno è il signore ». Dolorosamente deplorò la trascuratezza con cui fino allora s’era proceduto in Roma nella scelta dei pastori per il gregge cristiano : essere sua intenzione di non lasciar mancar nulla in proposito poiché sapeva quanto da ciò dipendesse la salute delle anime. E dilungandosi totalmente dall’oggetto originario del negoziato, Paolo IV si diffuse in larghi sviluppi sui casi della Chiesa, che nel suo inizio aveva avuto da combattere con tante persecuzioni degli infedeli e in ogni tempo con sciagurati eretici e altri oppositori : la navicella di san Pietro però mai essere andata a fondo, poiché Cristo la guida e dirige. Mentre i settarii concedono ai loro ogni libertà della vita, il cristianesimo esige rinunzie d’ogni fatta, ferma fede in miracoli sì grandi come l’incarnazione di Cristo dalla Vergine Maria e il cambiamento del pane nel vero Corpo del Signore. Navagero, che conosceva la natura del papa, ascoltò calmo senza interromperla anche allorquando continuò a dilungarsi sui misteri della fede cattolica, trattò dell’ordine sacerdotale e dei sacramenti ed espose come il cristiano dovesse usare dei mezzi di grazia che ha la Chiesa. Dopo avere sciolto a piacimento i freni della sua eloquenza, Paolo IV all’improvviso ritornò sull’oggetto originario delle trattative rilevando, che faceva volentieri ogni piacere alla Signoria purché non tornasse però a pregiudizio dell’onore di Dio e non aggravasse la sua coscienza. Nominerebbe un vescovo, del quale ognuno a Venezia, dal Doge all’ultimo gondoliere, avesse ad essere contento. Solamente persone egregie essere degne della mitra. L’avveduto inviato si diede per contento ed anzi ringraziò il papa dell’istruzione ricevuta.1 1 V. la * relazione di Navagero da Roma 16 agosto 1557. Biblioteca di Corte di Vienna.