290 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 6c. tare. II vero e proprio pellegrinaggio alle sette basiliche, al quale erano annesse copiose indulgenze, compivasi tutto nello stesso giorno.1 Per lo più si cominciava colla visita della chiesa sepolcrale dell’apostolo Paolo sita a distanza fuori della porta, seguendovi la visita di S. Sebastiano sull’Appia, che veniva raggiunta per la via delle Sette Chiese. In questa occasione visitavansi comunemente anche le vicine catacombe.2 Per guadagnare la grande indulgenza richiedevasi inoltre una visita al Laterano, a S. Croce, a S. Lorenzo fuori le mura, a S. Maria Maggiore e finalmente a S. Pietro. Questo pellegrinaggio, gravoso già per la lontananza delle singole chiese, lo diventava ancor più per il cattivo stato delle vie.3 Nessun pellegrino tralasciava di partecipare alle grandi solennità, nelle quali celebrava o almeno assisteva il papa in persona. Di regola il papa celebrava, qualora non ne fosse impedito per malattia, a Natale, Pasqua e pei santi Pietro e Paolo. La magnificenza e lo splendore del culto cattolico svolgevansi in modo grandioso in queste feste ecclesiastiche non soltanto in S. Pietro, ma anche nelle altre basiliche principali. Producevasi sbalorditiva impressione su tutti gli intervenuti quando dalla loggia della benedizione presso S. Pietro il capo della Chiesa il giovedì santo e la domenica di Pasqua impartiva la solenne benedizione alla città e al mondo intiero, Urbi et orbi. Nell’anno giubilare 1550 erano accorsi a questa festa sulla piazza di San Pietro più di 50,000 uomini : nel 1554 il loro numero venne calcolato a 30,000.4 Dalla metà del secolo XV solevano i papi nel dì dell’Annuncia-zione di Maria recarsi in solenne corteo, accompagnati da cardinali, prelati e nobili, a S. Maria sopra Minerva, ove dopo il pontificale, conformemente alla fondazione del cardinale Torquemada, ricevevano la loro dote fanciulle bisognose. Nel 1550 furono 150.5 Come i loro predecessori, così anche Paolo III e Giulio III, qualora non ili trattenesse malattia, non mancavano mai nelle altre grandi feste ecclesiastiche. Essi davano importanza specialmente a comparire alla processione del Corpus Domini, all’anniversario per il defunto predecessore, che, come la festa dell’incoronazione, tene-vasi nella Sistina, ed alle cerimonie della settimana santa.6 1 Cfr. il nostro vol. IV 1, 303. 2 Vedi Rot, Bom. 258 ; G. Fabricius, che visitò Roma nel 1542 vedi Allyem. Deutsche Biographie VI, 510 s. e Bull. dell’Istit. arch. XIII, 262), nella sua Bornia, cita pp. 214 e 219) quali catacombe allora accessibili anche quelle presso S. Agnese e S. Pancrazio. 3 Cfr. Rodocanachi, Rome 30 . 4 Vedi Massarellt 166 ; Rot, [fin. 252. 5 Vedi Massakelli 162 ; cfr. Rot, Hin. 256. 6 Per quanto segue v. i * diarii dei maestri delle cerimonie Blasius de Mak-tinellis, Iohannes Fraxciscus Firmanus e Ludovicüs Bondonus de Branchis