Missioni nelle Indie orientali. •215 Al primo arrivo dei Portoghesi nelle Indie anche rozzi soldati avevano a loro modo preso parte alla diffusione del cristianesimo, impartendo ad esempio senza altro il battesimo a prigionieri di guerra indiani. Anche dei sacerdoti avevano all’incirca proceduto a questa «maniera soldatesca»,1 dandosi però eccezioni, come una delle quali il Nunez qualifica il francescano Antonio do Porto, che s’era data molta cura per l’istruzione dei neo-convertiti.2 Anche altrimenti si sa di P. Antonio che non solo distrusse templi ed edificò chiese, ma che fondò pure molti istituti per l’istruzione di orfani.3 Non fu però così dappertutto. A sua propria confessione il vicario di Goa in tre anni aveva battezzato nella Costa dei Pescatori niente meno che 120.000 pagani, spesso in un dì 1000 a 1500.4 Ma tutti costoro, come scrive Francesco Saverio nel 1542, di cristianesimo non avevano più che il nome.5 Veramente fin dal principio Francesco Saverio aveva visto la sua più nobile missione nella istruzione dei neo-convertiti e vi aveva annesso la maggior importanza, ma neppure egli portò con sè dall’Europa un metodo bello e fatto di missione, ed anzi nel 1542 in una lettera dalle Indie prega caldamente i suoi confratelli romani di dargli consiglio e istruzione sul modo con cui doveva procedere nel suo lavoro di missionario.0 E così egli pure subito dopo la più necessaria istruzione impartiva il battesimo, rimandando il resto all’insegnamento seguente. L’esperienza però fece in breve vedere, come si dovesse procedere con maggiore prudenza. Molti sollecitavano l’ammissione alla Chiesa per ragioni meramente temporali,7 avvenendo quindi che molti di questi cristiani di nome non volessero poi più sentire nulla di istruzione, ritornassero all’idolatria o conservassero i loro costumi pagami. I Gesuiti pertanto introdussero un catecumenato di alle volte tre e più mesi, rigettando inesorabilmente i poco sinceri.8 Al fine di consolidare il cristianesimo nelle Indie Ignazio di Loyola aveva dato un duplice consiglio: doversi prima di tutto curare l’istruzione della gioventù ed istituire case di catecumeni 1 Frase di Potanoo (II, 145, n. 343). 2 Sei. Ind. epist. 165. 3 MCixeaueb 56, 327. 4 Polacco II, 145. 5 A Ignazio, 28 ottobre 1542, in Mon. Xav. I, 273. Nella conferenza con Diego de Borba, il gesuita Antonio Criminali rinviò all’autorità dei teologi, che dichiaravano necessario un catecumenato di più mesi. De Borba tuttavia cercò di difendere la pratica dell’immediato battesimo riferendosi a speciali condizioni indiane. Vedi Brou in Etudes CXXVIII (1911), 603 ss. 6 20 settembre 1542 ? Mon. Xav. I, 259. 7 In maniera drastica dipinge la cosa Nie. Lancilotti in una lettera a Ignazio del 10 ottobre 1547 : Sei. Ind. episi. 25. 8 Poi.anco II, 146, n. 344.