Giudizio sintetico su Giulio III. 109 tezza delle condizioni sommamente difficili. La sua cedevolezza e dipendenza dagli imperiali fu più tardi qualificata da Paolo IV colle dure parole: Giulio III non è stato più signore in Roma ed ha dovuto fare ciò che gli sipagnuoli vollero.1 È giusto, che Giulio commise un errore funesto col lasciarsi persuadere alla guerra contro Ottavio Farnese, di cui fu conseguenza un grave danno finanziario e morale della Santa Sede.2 Nè va anche negato, che il papa non tirò per nulla tutte le conseguenze dalla condizione estremamente seria, nella quale era venuta la iChiesa per la grande apostasia nel Nord. Non ebbe egli sufficiente coscienza di quanto si fossero mutati i tempi. Quotidianamente da nemici esasperati e da figli disobbedienti venivano inferti nuovi colpi alla Chiesa sanguinante da mille ferite e fa quindi la più penosa impressione che invece di riconcentrarsi intimamente Giulio III in guisa addirittura ingenua, come i grandi signori del periodo del rinascimento, si dilettasse di commedie, buffoni e giuoco a carte. La hilaritas publica (gioia generale) celebrata da una sua medaglia,3 non era a proposito in un tempo, in cui il cronista Giovanni Oldecop, fedele cattolico, apponeva alla sua casa in Hildesheim l'iscrizione : « Cessa la virtù, la Chiesa è scossa, il clero travia, il diavolo governa, la simonia regna, la parola di Dio rimane in eterno».4 Non devesi però neanche andare troppo avanti nelle accuse contro Giulio III. A torto lo si è reso responsabile dell’interruzione del concilio e del deplorevole cambiamento delle cose in Germania: parimenti non gli si può far carico che fosse solo di corta durata la riconciliazione dell’Inghilterra colla Chiesa. Ma era inevitabile, che in virtù di tutti questi avvenimenti una profonda ombra cadesse sul suo pontificato e oscurasse anche la molto notevole attività sua nell’interno della Chiesa, specialmente i suoi sforzi per la riforma. E poiché oltracciò quest’azione non la si conosceva a jsufficienza e perciò venne apprezzata al disotto del suo valore, diedero nell’occhio solamente i lati oscuri del suo pontificato, mentre ne passarono troppo in seconda linea i lati luminosi, a vero dire più deboli.5 1 V. la * relazione di Navagero da Roma 25 luglio 1556. Biblioteca Marciana a Venezia. 2 V. sopra p, 98. In seguito al suo atteggiamento favorevole all’imperatore Giulio III morto fu perseguitato da satire specialmente in Francia (vedi Favtce, Olivier de Magny 59 ss.). Sulla penuria pecuniaria alla morte di Giulio III cfr. Mitteil. des. ósterr. Instit. XIV, 544. 3 Vedi Venuti 91. 4 Cfr. Janssen-Pastor VIII, 427. 6 Rimase quasi affatto dimenticato quanto Giulio III fece per Roma e per lo Stato pontificio. Sotto questo rispetto va menzionata avanti tutto|la sollecitudine per la rigorosa giustizia. Cfr. in proposito le * relazioni di Buonanni del 20 settembre 1550 e di Serristori del 16 settembre 1552 (ArcliiviodiStato