512 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 5 a. Al Cardinal Pole non potè toccare simile giustificazione, perchè era morto fin dal 18 novembre 1558. Per quanto fosse mansueto e mite, il nobile inglese sentì tuttavia profondissimamente lo scorno fattogli. Non sapeva dimenticare, che mai un cardinale, senza previa indagine, sul puro sospetto d’eresia, era stato deposto durante l’esercizio del suo officio di legato. L’accusa sollevata contro di lui parevagli tanto più strana, perchè prima di partire per l’Inghilterra aveva avuto un lungo e confidenziale colloquio con Paolo IV, allora tuttavia Cardinal Carafa, in cui con pienissima soddisfazione di lui addimostrò la sua ortodossia. E s’aggiungeva l’onorifica testimonianza fattagli, dal papa stesso in concistoro, quando gli conferì l’arcivescovado di Canterbury. Perchè, - chiedeva egli a sè stesso - dovrebbe il papa sospettare la mia ortodossia, se sono implicato in continue lotte e dispute cogli eretici e scismatici ed ho ottenuto splendidi successi per il bene della religione cattolica? Poiché la mia attività in Inghilterra è tanto incomoda agli eretici, nulla li allieta tanto come il titolo affibbiatomi di « eretico ». Ammesso che in passato io abbia ritenute per vere delle false dottrine, e non ne è affatto il caso, ora non c’era più ragione alcuna di procedere contro di me dopo che ho riportato sì gloriose vittorie sugli eretici e che coi miei sforzi e lotte ho salvato tante anime e ristabilita l’autorità della Santa Sede in Inghilterra.1 A buon diritto un biografo del Pole osserva che costui ebbe da sostenere una prova, che per un devoto figlio della Chiesa è la più difficile a pensarsi ; una prova, in cui doveva mostrarsi se il cardinale collocava la santa causa, alla quale s’era dedicato, al di sopra dei suoi interessi, al di sopra della sua persona.2 E Pole ha sostenuto splendidamente questa prova. In umile obbedienza verso la suprema autorità stabilita da Dio egli considerò il torto fattogli siccome un colpo procedente da mani paterne, che va tollerato con riverenza e pazienza. Nel primo eccitamento Pole aveva abbozzato una scrittura speciale a sua giustificazione, ma rivedendola egli trovò che in alcuni passi s’era espresso troppo amaramente sulle debolezze del papa. Gettò quindi alle fiamme lo scritto dicendo : « Non scoprirai le vergogne di tuo padre ».s Pole non rinunziò tuttavia alla speranza di far cambiare sen- 1 Vedi Strtpe, Menwrìals VI, 35 e Zimmermann, Fole 341 s. Sul colloquio tra Pole e Carafa v. la lettera di P. Gherio a L. Beccadelli da Roma 29 aprile 1553. presso Beccadelli II, 348 s. Pra i recenti rileva in modo specialmente forte e buono quanto fosse infondata l’accusa di eresia contro Pole il Cuccoli, M. A. Flaminio, Bologna 1897, 107 s. 2 Kerker, Pole 115. 3 Beccadelli II, 325-326. Prima dell’abbruciamento un amico di Pole ne aveva fatto copia, che si conserva tuttora ; vedi Zimmermann, Fole 338 s.