La controversia con Ferdinando I sull’impero. 543 seguì tuttavia verso Roma, ove arrivò la notte del 12 al 13 maggio. A mezzo del cardinale Pacheco il papa avevagli fatto comunicare che doveva negargli solenne ricevimento come inviato imperiale e poi gli negò persino un’udienza privata.1 E tanto più si rimase fermi su questo punto, perchè nel suo atteggiamento aspramente ostile Paolo IV venne confermato da’ più eminenti cardinali, teologi e canonisti della ¡Curia. Già nel maggio era stata formata per la discussione della questione di diritto una commissione costituita di dieci cardinali (Vitelli, Re-biba, Carlo e Alfonso Carafa, Puteo, Reumano, Ghislieri, Scotti, Saraceni e Pacheco e di sei prelati (Lippomano, Agostino, Sirleto. Camerario, Ugo Boncompagni e Restauro Castaldo), che in dotti pareri tirarono in campo più o meno felicemente l’intiero armamentario di teologi e canonisti medioevali a prova dell’invalidità dell’impero di Ferdinando.2 Fondandosi sul diritto vigente, essi dimostrarono che non potevasi concedere un’udienza pubblica al Guzmann quale ambasciatore imperiale e che era nullo quanto erasi compiuto a Francoforte. Anche nel caso che fosse valido, non potersi tuttavia affidare ad un uomo come Ferdinando l’ufficio di protettore imperiale della Santa Sede, non solo per essersi permesso usurpazioni nel campo ecclesiastico e reso sospetto col tollerare le (eresie del figlio, ima anche per non avere osservato il giuramento di proteggere la religione lasciando libera 1’ apostasia e giurando a Francoforte il contrario di ciò, a cui obbligavalo il primiero giuramento. Ma anche se per la isua persona Ferdinando fosse capace, la sua elezione essere però nulla a causa della collaborazione di Elettori eretici, prescindendo del tutto dal fatto, che l’intiero collegio non fosse stato in diritto di procedere, vivente l’imperatore, alla elezione di un altro. Fra le proposte di ciò che dovesse farsi, due sole trovansene, quelle dei cardinali Pacheco e Puteo, che recisamente esortano a tener conto delle cambiate condizioni e rilevano i grandi pericoli, che avrebbe causati alla Santa Sede un contegno brusca- 1 Cfr. Rkimaxn, Streit 303, 321 ; Paul IV. umd das Kaisertum 26 ss. ; Schmid 8 s. ; ora v. anche Depeschen vorn Kaiserhofe III, 51 s. 2 Cfr. Schmid, Kaiserwàhl 13 s., ove sono addotti tre pareri secondo il Cod. Barb. XXXIII 65 ; v. anche Daiuson, Essai histor. sur la puissance temp. des Papes II, Paris 1818, 156. La notizia in un * Avviso del 28 maggio (loc. cit. 310b : Biblioteca Vaticana) d’un’opposizione, in principio della commissione a Paolo IV e d’una consultazione chiesta a giuristi di Padova e Bologna non è confermata altrimenti. Da una relazione da Parigi del 6 giugno 1558 al Cardinal Farnese (Bibl. de l’Ecole des Charles LXXI, 328) appare invece, che Paolo IV s’era rivolto per un parere alla Sorbona. Coma fa rilevare Hergen-Róther (Staat und Kirche 222), nei pareri hanno valore, non i singoli motivi e argomenti, ma la decisione di diritto. Anche il Commendone compose allora una. dissertazione sulla questione : vedi Gratianus 63 s.