314 giudicarla ; certo è però che voce più dhiara, più limpida e soave non ho udita a’ miei giorni e non sono nè meno sì giovinetto. A far conoscere la facoltà e la potenza di questa portentosa sua voce, non so a che cosa gli scrittori dei giornali non la paragonassero. Imperciocché chi la disse un’arpa, e chi un flauto, un rosignuolo, un angelo, un nume; non so che cosa non abbiano detto. Le quali comparazioni tutto al più proverebbero la fecondità di certi cervelli, ma non darebbero nessuna distinta idea della propria qualità di quella varia, splendida ed estesa sua voce, onde a me pare che pel contrasto di quelle belle e piene sue note basse, e 1' estension degli acuti ad altro non possa ragguagliarsi che alla voce soave e toccante del corno bassetto. Certo il paragone non è troppo poetico, non si troverebbe nulla di somigliante nell’ Ariosto padre di tutte le comparazioni: ciò non toglie però ch’ella non sia esattissima, almeno a giudicar dall’ effetto che in me produce il caro ¡strumento. Un’ altra qualità di questa voce reina, quella della Malibran, è la sua immensa agilitàefluidezza,percuila cantante passa dalle note dell’ una alle note sorelle dell’ altra ottava, seconda e terza, con quella facilità con cui la lingua trascorre per le varie articolazioni, nè trova più difficoltà a correre dal primo all’ ulti-