Dichiarazione del papa (8 ottobre 1555). 375 l’attentato il nepote aveva un appiglio per persuadere il papa a procedere contro gli imperiali, di cui non poteva pensarsi il migliore. Le pretese degli imperiali e notizie sulla continuazione dei preparativi a Napoli, dove Marcantonio Colonna aizzava con tutto l’ardore contro il papa, fecero il resto.1 L’8 ottobre il papa convocò nel suo appartamento privato i cardinali Mendoza, Carpi, Mignanelli, Saraceni, Medici, Cueva, Truchsess, Puteo, Juan Alvarez de Toledo e Carafa nonché gli inviati di Inghilterra, Portogallo e Venezia ed in corrente latino espose ai medesimi quanto segue: il suo primo pensiero essere stato ed essere tuttavia di trovare coll’aiuto dei cardinali mezzi onde attuare la tanto necessaria riforma della Chiesa; mentr’egli s’era dedicato con tutto il cuore a questo proposito, il diavolo avere messo in moto tutti gli spiriti infernali ed ordito le sue trame non soltanto contro la Santa Sede, ma anche contro la vita sua e dei suoi parenti. Ciò, miei signori inviati, non possiamo dirvi senza dolore e cordoglio. Ma le cose stanno realmente così e non se ne può dubitare; esse verranno svelate a tempo debito. Esse ci hanno obbligato ad armarci, non vi saranno parole in grado d’indurci a disarmare, rammentandoci bene quello che toccò a papa Clemente, al quale i ministri dell’attuale imperatore diedero buone parole e che aveva appena rimandate le sue milizie quando intervenne la spaventosa presa di Roma ed il funesto terribile saccheggio, il più crudele ed empio eñe sia mai avvenuto. Indi il papa abbozzò un vivo quadro degli orrori compiuti allora in Roma. Quest’esempio, esclamò, molto ci commuove e ci sta continuamente dinanzi agli occhi e per quanto dipende da noi, vogliamo non lasciarci sorprendere e ingannare come papa Clemente. Siamo ben consci della debolezza delle nostre forze militari, ma la nostra è causa di Dio, che ha fondato questa sede e la difenderà. Essere fermamente risoluto a mantenere la supremazia ecclesiastica di Roma e non comincerebbe guerra alcuna ove non vi fosse provocato e costretto dalla necessità; tutto ciò comunicassero gli inviati ai loro principi. Il papa non ammise le ragioni in difesa degli imperiali, che espose il rappresentante di Portogallo.2 Quest’impressionante dichiarazione fa vedere quanto Paolo IV avesse paura d’un attentato. Tuttavia ci vollero ancora alcuni giorni prima che Carafa e l’inviato di Enrico II riuscissero a in- 1 Ofr. Coggiola, Farnesi 151 e Noneiat. de Franee I, lxxi. Sugli aizzamenti di M. Colonna v. la sua ** lettera a Madruzzo del 4 ottobre 1555. Archivio della Luogotenenza in Innsbruck. - V. * relazione di Navagero dell’8 ottobre 1555 (Archivio di Stato in Venezia) tradotta presso Brown VI 1, n. 242, usata da Segre in Mem. d. Acead. di Torino Ser. 2 LV, 388) e la portoghese presso Santarem XII, 434 ; cfr. Caro-Farnese, Lettere III, 105 e Serristori presso Coggiola, Farnesi 151.