322 Marcello II e Paolo IV. 1555-1556. Libro II. Capitolo 1. il porporato aveva dovuto dedicare prevalentemente a faccende ecclesiastiche e diplomatiche, dovette ora operare su di lui come un ringiovanimento vedersi ricollocato nella attività dei tempi passati, ma in estensione la più grande e vasta. Con vero ardore dedicossi ora alla grande raccolta >posta sotto la sua custodia. Dalla sua iniziativa trassero origine nuovi cataloghi dei codici greci e latini.1 Nè, direttore della più doviziosa biblioteca, perdette di vista il suo antico progetto di rendere accessibili al mondo degli eruditi mediante la stampa i codici greci più importanti tuttavia inediti.2 II registro delle spese per la Biblioteca Vaticana mostra con quale zelo e intelligenza si sforzasse il Cervini non soltanto per mantenere ed aumentare, ma anche per rendere accessibili i tesori affidatigli.3 In riconoscimento della sua attività Giulio III confermollo nella carica e stabilì che dovesse essere a vita.4 Alla Vaticana il Cervini compì cose sì grandi, addimostrò un discernimento sì largo, svolse una liberalità sì illimitata che superò tutti i suoi predecessori. Come accrebbe il fondo dei manoscritti secondo le più svariate direzioni, tra altro comprando codici orientali, così aumentò anche il numero degli impiegati, dandosi cura nello stesso tempo per la conservazione dei codici danneggiati. Un editto del 1554 assicurò per i dotti l’apertura della biblioteca in determinate ore.5 Ripetutamente egli aiutò l’istituto con mezzi suoi proprii. Nè contento di quanto aveva fatto pensava del continuo a rialzare la Vaticana, che qualificava per il più grande tesoro che possedesse la Sede Apostolica:.6 Quanto apprezzava i buoni libri, altrettanto il Cervini detestava i cattivi. Per l’anno 1541 ci viene narrato, che il cardinale comperò libri osceni per farli bruciare.7 (Biblioteca di Ferrara) riferendosi al tempo anteriore al 1534. Su compere di libri e manoscritti fatte dal Cervini vescovo di Gubbio, vedi PorxmoRUS 51 s. I codici del Cervini passarono poi alla Vaticana; vedi Tiraboschi VII 1, 210. 1 V. le nostre notizie in voi. V, 700, n. 8, 9 ; 701, n. 1. 2 Cfr. Dorez, Le card, M. Cervini et Vimprimerie à Home in Mei. d’archéol. XII, 289 ss. Purtroppo non è ancora uscita la monografìa, annunciata fin dal 1895, di Dorez sul Cervini, die tratterà di tutte le cose ricordate con la profondità propria di questo autore. Precursori di questo lavoro sono gli articoli nei Mei. d’archéol. (v. sopra) e in Fev. d. Biblioth. V, 14 s. (L’exemplaire de Piine ecc.), 139 ss., 153 ss., (Bomolo Cervini). 3 Cfr. Dorez in Fascicvlus Io. W. Ciarle dicatus, Cantabrigae 1909, 142 ss. Del largo discernimento del cardinale fa testimonianza il suo piano di far pubblicare gli integri atti originali del concilio di Trento, principalmente delle sessioni ; vedi Eiisf.s, Conc. Trid. V, xm s., xxvn. 4 V. sopra p. 229 e App. n. 5. Archivio segreto pontificio- 5 Cfr. Dorez in Fasciculns loc. cit. 158 s. ; Mercati, Bibl, A post. 38, 44, 57. Secondo Tirabosciii VII 1, 221 (ed. romana) Cervini pose pure il fondamento alla raccolta di antichità unita alla Vaticana; cfr. Pollidorus 48. 6 Lettera al cardinale Farnese del 17 settembre 1554, in Mei. d’archéol. XII, 311. 7 Cfr. Goni, Arch. stor. Ili, 40.