Resistenza di Giulio ITI alle minacce di Enrico Ile successiva incertezza 69 armi, elevando insieme forte lagnanza per il tentativo del re francese di contrariare la riunione del concilio ecumenico col tenere un sinodo nazionale. Ciò non dovere avvenire: essere egli deciso ad aprire il concilio a Trento, anche col pericolo di dover procedere alla scomunica e deposizione di un sovrano, il quale meditava di impedire un’assemblea cotanto necessaria per il bene della cristianità.1 I francesi non attendevansi un linguaggio così forte. Apparve che le minacce del loro re non avevano fatto che affrettare la risoluzione di dichiarare aperto almeno formalmente il concilio. Termes ed i cardinali Este e Tournon fecero quindi di tutto per attenuare l’importanza della convocazione d’un concilio nazionale, ma questo tentativo di scusare un contegno imperdonabile non fece che vieppiù irritare Giulio III, il quale s’espresse nei termini più aspri contro Ottavio Farnese ed Enrico II.2 L’11 aprile 1551 fu emanato un Monitorium poenale contro Ottavio Farnese perchè rendevasi reo di ribellione coll’accettare truppe straniere.3 Bentosto, come spesso accade in temperamenti sanguigni, a tali accessi di collera successero giorni in cui la situazione delle cose apparve in tutt’altra luce.4 La rottura con Ottavio doveva trarre con sè la rottura con Enrico II: ora questi poteva preparare le più gravi difficoltà al concilio e forse procedere a uno scisma. Inoltre, era egli da attendersi con piena sicurezza sufficiente aiuto dall’imperatore? In fondo non mirava costui nel-l’Alta Italia a scopi affatto differenti? Più forte ancora dovette pesare nella bilancia un’ altra considerazione. Com’era possibile condurre una guerra mentre erano vuote le casse e la cattiva annata minacciava la carestia allo Stato pontifìcio? Non mancavano neanche voci di valore, che con gravi parole mettevano in guardia da precipitazione nell’apertura delle ostilità, a cui spingevano gli imperiali. S’espresse in questo senso in ispecie una lettera del cardinale Crescenzi, che stava in alta estimazione 1 Sul concistoro del 6 aprile cfr. la lettera di Este presso Ribier II, 317 s. e quella di Lasso presso Druffel T, 609 s., come pure la minuta * relazione di Serristori del 6 aprile 1551 (A r c h i v i o di S t a t o i li FF i r e n z e). Cfr. anche la * lettera di Giulio III a Dandino del 10 aprile 1551 nell’A re liivio segreto pontifìcio, Borghese IT, 465, p. 9 ss. Copie alla Biblioteca regia a Berlino,Inf.poKt. XIX, 336-343, e alla Biblioteca Barberini LVIII, 42. 2 Colle relazioni dei cardinali Este e Tournon dell'8 aprile 1551 presso Ribier II, 519 s. e le diffuse * lettere di Serristori dell’S e 10 aprile (Archivio distato in Fire n z e) v. la esposizione del papa stesso nella * lettera a Dandino del 10 aprile (Biblioteca. Barberini LVIII, 12), dalla quale de Leva (V, 136) comunica, un brano. 3 Monitorium poenale contra ili. dom. Oct. Farnesium. Romae apud A. Biadimi 1551. Cfr. Chiesi 221. 4 La seconda * lettera, che mandò a Dandino il 10 aprile 1551 (A r c h i v i o segreto p o n t i fi c i o, Borghese II, 465, p. 13 s.), mostra quanto rapidamente cambiasse in Giulio III l’umore. Un passo della medesima presso Romier 242.