Quadro di Roma alla fine del Rinascimento. 263 Sacchetti) del Ricci, cardinale, che possedeva fine senso per l’arte.1 Le abitazioni del Quattrocento e del principio del Cinquecento, che per lo più avevano due sole finestre per piano e una loggia in alto,2 sono tuttavia variamente riconoscibili dalle porte e finestre eseguite in modo sommamente fine ed elegante. Vi era apposta non solo l’arme del proprietario, ma per lo più anche il suo nome o un motto. Così nella casa dell’architetto Prospero Mochi in via dei Coronari (n. 148)3 vediamo sopra il portone le parole: Tua puta que tute facis (solo le tue azioni sono tua proprietà). Nel palazzo del cardinale Domenico della Rovere (ora palazzo dei Penitenzieri) s’è conservato sopra le finestre del primo piano il nome di quel principe della Chiesa, su quelle del secondo la sua impresa, che compare anche nella sua cappella a S. Maria del Popolo: Soli Deo. Anche degli stranieri imitarono questo costume di contrassegnare le case. Ce ne offre un esempio la casa della famiglia spagnuola Vaca in via della Vignaecia (ora del Parlamento n. 60): sul portone è inciso il nome della famiglia e, sotto, il verso: Ossa et opes tandem partas tibi Roma relinquam (Roma, ti lascierò le mie ossa e le mie ricchezze). A partire da Leone X l’esterno di case nobili veniva artisticamente ornato con graffiti e freschi monocromi, decorazioni, Che godettero grande fama fino in Polonia e furono copiate da molti. I discepoli di Raffaello, Giovanni da Udine, Perino del Vaga, Polidoro da Caravaggio, Maturino ed altri crearono magnifici lavori di questo genere, che purtroppo perirono quasi tutti o sono rovinati fino ad essere irriconoscibili. Così il fregio colla storia della Niobe dipinto da Caravaggio e Maturino in un palazzo di via della Maschera d’oro, è appena più riconoscibile. Meglio conservati sono simili lavori in una casa del vicolo del Campanile presso S. Maria Traspontina, quasi svaniti quelli in vicoìo Cala-braga (ora Celimi), ridipinti e mutati quelli nell’interessante abitazione del procuratore dell’Anima, Giovanni Sander (via del-l’Anima n. 65). Gli affreschi del palazzo Ricci dànno ora meglio di tutti un concetto di questo bell’ornamento delle vie.4 1 Ora via Giulia n. 66 ; cfr. Vasari V, 466, 489 s. ; Letarouii.ly I, 92 ; Clausse II, .389 s. ; Callari 90 s. ; Riegl. Barockkunst 72 ; Lanciami III, 107 ; Hülsen, II libro di Giuliano S. Gallo v. ; Gnoli, Roma 171 e Bullett, d'Arte V (1911), 201 s. ; VI (1912), 12. 5 Cfr. Gnoli, Roma 156. 3 Costrutta da Pietro Roselli : vedi Gnoli in Associaz. artist. fra i cultori di architettura A. 1910-1911, Bergamo 1912, 70 s. 4 Cfr. Maccari, Saggio di archit. e racc. di decoraz., Roma 1867 ; LetaROUILI.y i, 110; Rassegna d'arte V, 97 s. ; Gnoli, Roma 159 ss., 164 ss. ; Rodocanaciii, Rome 305 s. e tav. 39 ; Hirschfeld, Zur Gesch. der Fassadenmalerei in Rom, Halle