576 .Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 6. nipote della sorella maggiore di Enrico Vili, che subito collocò l’arma inglese nel suo scudo. In vista del pericolo -che l’Inghilterra cadesse sotto l’influenza scozzese-francese, anche i cattolici passarono sopra al fatto, che Elisabetta fosse figlia d’Anna Bo-leyn e che sotto il rispetto religioso conservasse un’attitudine molto equivoca. Già la nascita aveva messo Elisabetta dalla parte antipapale. La sua educazione era stata condotta tutta in questo senso : il suo protestantismo però non sostenne la prova sotto Maria. Come più tardi le rinfacciò Knox, la principessa rinnegò allora la sua religione e s’inchinò dinanzi a ciò, che aveva imparato a considerare comé culto idolatrico.1 Sebbene, dopo breve ritrosia, Elisabetta durante tutto il regno di Maria si addimostrasse esteriormente zelante cattolica,2 quasi nessuno tuttavia credeva alla sincerità della sua conversione. L’inviato veneto Michiel nella sua relazione del 1557 attesta, che Elisabetta veniva considerata una ipocrita, la quale nell’interno seguiva più che mai idee antipapali. Con ciò non ne fu che aumentata la profonda avversione della regina Maria verso la sorella illegittima. Essa l’avrebbe volentieri fatta dichiarare privata della successione al trono, ma ne fu impedita da Filippo II, presso cui Elisabetta aveva saputo insinuarsi.3 Nella primavera del 1554 Elisabetta era stata carcerata nella Torre come sospetta di partecipazione alla congiura di Wyatt. Messa in libertà dopo due mesi, in seguito venne, sebbene in modo riguardosissimo, accuratamente sorvegliata, nessuno meglio di Maria conoscendo con quale maestria Elisabetta sapesse ingannare e illudere. Questa straordinaria arte di simulazione e immensa astuzia4 come la smisurata sete del potere e l’occhio politico aveva la figlia di Anna Boleyn ereditati dal padre. In tutto una genuina Tudor, essa congiungeva ad ardente passione calcolo freddo, conscio della meta. Per ciò anche il suo contegno, specialmente nella questione religiosa, durante i primi mesi del suo governo fu oltremodo cauto e prudente. Il proclama, con cui Elisabetta annunziò la sua salita al trono, non toccò le cose religiose: però un passo alla fine, che proibiva per qualsiasi pretesto la rottura o il cambiamento d’un ordinamento o costume allora sussistente nel regno, potevasi interpretare siccome una diffida ai novatori religiosi. Ancor più acconcio a tranquillare i cattolici zelanti fu il fatto che continuò immutato il culto cattolico, che anzi la regina, come allorché regnava Maria, 1 Cfr. Strype, Annate I, 2. 2 Essa andò anzi sì avanti da lucrare nel settembre 1555 un’indulgenza promulgata dal papa ; vedi Maciiyn, Dìary (Camden Society, London 1848) 94. 3 Michiel presso Brown VI 2, p. 1058 s. 4 Vedi Meyer I, 11-