Marcello II e Paolo IV. 1555-1659. Libro II. Capitolo 4 a. ziario imminente ad alcuni cardinali era rilevante e non mancarono perciò veementi lagni, ma il papa rimase fermo.1 Alla fine di settembre Paolo IV annunziò ulteriori riforme, in particolare una proibizione ai vescovi di avere altri benefizi, qualunque si fossero. Le osservazioni che i cardinali fecero, non lo persuasero dell’ineseguibilità di simile provvedimento. Al principio d’ottobre egli tornò a manifestare la sua ferma volontà di procedere per la via di radicali riforme, non volendo come gli altri papi agire in apparenza, ma sul serio, di che diceva avere dato un esempio colla rinunzia alle centinaia di migliaia rese dalla Dataria. Il diavolo avere suscitato la guerra colla Spagna per rendergli impossibile di proseguire sulla via presa, ma non si lascerebbe distorre dal proposito ed ogni dì toglierebbe alcuni dei molti abusi.2 La volontà del papa era certamente la migliore, ma le condizioni delle cose non più forti di essa. Nel settembre del 1556, l’Alba era entrato nello Stato pontificio. Naturalmente la guerra colla Spagna spingeva sempre più in seconda linea la causa della riforma anche se colla tenacità sua propria il papa da principio si sforzasse a continuare nell’estirpazione dei molti abusi.3 Nel tempo della guerra non poterono attuarsi provvedimenti nuovi in grande stile, ma va ad ogni modo lodato* in particolare, che anche ora, durante la più grande penuria finanziaria, Paolo IV tenne fermo sulla riforma della Dataria come sulla limitazione della vendita degli offici e prescrisse imposte opprimenti e impopolari piuttosto che sacrificare alcun che delle sue massime riformative.4 E quanto anche sotto altro riguardo rimanesse fedele a questi principii è dimostrato ottimamente dalla creazione cardinalizia del 15 marzo 1557. Ancora più pressantemente che nell’ultima creazione la diplomazia francese e il cardinale Carafa avevano questa volta tentato d’influire sulla decisione del papa. E sebbene i francesi tradissero l’intenzione di far dipendere la continuazione dell’aiuto militare dalla presa in considerazione dei loro candidati, e sebbene Guise, il cardinale Carafa e l’inviato del duca di Ferrara nulla lasciassero d’intentato, non ottennero però lo scopo.5 II papa mantenne la sua piena indipendenza e volle lasciarsi guidare unicamente da 1 Colle relazioni di Navagero presso Brow.v VI 2. n. 954, 1007 v- le ** lettere del medesimo del 14 agosto e 28 ottobre 1557 (Biblioteca di Corte in Vienna); dall’ultima risulta anche perchè siano così magri gli Acta consi st. per le faccende della riforma. 2 V. le relazioni di Navagero del 30 settembre e del 2 ottobre 1556 presso Brown VI 1. n. 636, 641. 3 Cfr. ibid. 4 V. dispaccio di Navagero dell’8 maggio 1557 Brosch I, 202 s. 5 Cfr. Ancei,, L’action rcform. 22 ss.