178 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 5 6. contro opposizione alcuna nella Camera alta, sì invece nella bassa, dove fu considerato siccome un tentativo per ristabilire la signoria pontifìcia e vivamente combattuto. La Camera bassa, così la regina al Pole addì 28 ottobre,1 non può abituarsi al pensiero che la Corona rinunzi mai al titolo di capo della Chiesa. Essa può essere risoluta a non assumere a nessun conto tale titolo. Nella tormentosa incertezza di ciò che dovesse fare, qualora il Parlamento la costringesse a mantenerlo, Maria chiedeva il consiglio del legato. Contro l’odio verso il papato aveva quindi fatto naufragio il primo tentativo di ottenere in una volta tutto mediante un ardito colpo di mano. Il governo perciò procedette ora più cauto. In una seconda seduta del Parlamento furono presentati due nuovi abbozzi di legge. Uno di essi riguardava il matrimonio della regina Caterina, venendovi abilmente evitato qualsiasi accenno alla dispensa papale, che aveva reso possibile quel matrimonio. Un secondo progetto aveva lo scopo di abolire tutte le leggi di religione emanate sotto Edoardo VI. Passando questo, non era per verità ancora ristabilita la religione cattolica, ma eliminato tuttavia il calvinismo. Contro il primo bill non sorse alcuna opposizione nelle due Camere del Parlamento: sull’altro si disputò per due giorni solo nella Camera bassa, dopo di che l’8 novembre fu accolto, come pare, all’unanimità.2 Nel popolo stesso vi fu appena un moto di opposizione. Vennero bensì stracciati in parecchi luoghi i cartelli colle nuove disposizioni ed alcuni protestanti tennero una riunione per consultarsi sul da fare, ma quando da 10 a 12 mestatori furono imprigionati e due di essi impiccati, gli altri perdettero il coraggio.3 Una lettera della regina al Pole del 15 novembre dà relazione sui successi ottenuti.4 Data la composizione del Parlamento, vi leggiamo, per il momento non c’è stato da ottenere di più, ma fra tre a quattro mesi sarà convocato un altro Parlamento. Secondo il parere di tutti gli amici della regina, quanto s’è raggiunto è un beneaugurante inizio, che avvia il ritorno alla Chiesa. La legge sul matrimonio di sua madre rinchiude propriamente già in sè il riconoscimento della Santa Sede, perchè soltanto sull’autorità di essa si fonda la legittimità di quel matrimonio. Il latore della lettera, Enrico Penning, s’incontrò col Pole il 30 novembre a Dillingen,5 dove molto contro sua voglia il cardinale 1 Quirini IV, 119-121. Ancel 760. 2 Lingard 139 s. 3 Renard il 30 dicembre 1553 presso Ancei, 773. 4 Qtjirini IV, 121-123. 6 * « All’ultimo di novembre a due ore di giorno arrivò monsignor Henrico a Tilinga con l’infrascritta speditione al cardinale Polo ». Segue la lettera di Maria del 15 novembre 1553. Biblioteca Corsini 33 È 19, p. 419.