La villa di papa Giulio. 241 essenziale: le vicinanze create con fine intelligenza, i parchi e magnifici giardini, nei quali olezzavano cipressi, lauri e mirti, fiorivano il melagrano ed altri alberi da frutta, fontane gettavano in alto le loro chiare acque, mentre dappertutto spiccavano chiaramente sul cupo verde antiche statue di marmo e pietre con iscrizioni, piccoli templi, grotte e padiglioni. Sul Tevere venne impiantato un piccolo porto, dove approdava il papa veniente dal Vaticano in barca magnificamente addobbata. Di là un ombroso pergolato lungo 120 passi conduceva al punto della Via Flaminia, donde si diparte il Vicolo dell’Arco Oscuro. Ivi Giulio III fece costrurre una fontana monumentale decorata di colonne e pilastri corinzi. Nelle due nicchie laterali eranvi le statue della Fortuna e dell’Abbondanza ; nel mezzo una grande iscrizione coronata dall’arme del papa notificava che Giulio III aveva dedicata al pubblico bene quell’opera nell’anno terzo del suo pontificato. Sotto l’iscrizione l’acqua riversavasi da una antica testa d’Apollo. I canti superiori del tutto venivano ornati dalle statue di Roma e di Minerva, il timpano nel mezzo da due piramidi di granito e il culmine da un Nettuno antico.1 Dal crocevia, in cui stava questa fontana, oltre al Vicolo del-l’Arco Oscuro, un’altra via privata ad alberi fruttiferi conduceva ad una piazza rotonda, sulla quale in un avvallamento si eleva l’edificio principale di Villa Giulia, oggi il solo che si conservi tuttora bene.2 La facciata a due piani con grande portone in stile rustico e colonne simili, che portano un balcone, è severa e semplice, poiché si considerava aristocratico nascondere al mondo esteriore la magnificenza e lo splendore di simile costruzione. Il visitatore li indovina solo quando mette il piede nell’interno. Per liano sulle prime si servì dell’edificio a scopi militari. Per impulso del Leta-rouillv finalmente con decreto reale del 7 febbraio 1889 venne destinata a museo per i ritrovamenti fuori di Roma, specialmente per gli etruschi. Il professore G. Colini, l’attuale direttore, s’è pel primo tornato a dar pensiero dell’edificio gravemente deformato e del ninfeo in rovina : a lui si deve l’ultimo restauro del 1911. Cfr. Hermanin in Kunstkronilc N. F. XXI, 339 s. Non può provarsi con documenti l’esecuzione ivi affermata di commedie nella Villa. 1 Egger ( Veduteti I, 1) ha pubblicato un disegno a penna della Biblioteca di Corte a Vienna, che è d’ua anonimo del secolo xvi e riproduce l’aspetto originario della fontana. Cfr. ora in proposito la monografia di Balestra, La fontana, pubblica di Giulio III e il palazzo di Pio IV sulla via Flaminia, Roma 1911. Ad ambo gli eruditi è sfuggito un rame di H. Cock, Fontis ornatiss. struttura a Iulio III P. M. ad viam Flaminiam facta, presso J. M. Heberle (Colonia, Kat. 103, n. 3003). Secondo Clausse, Les San Gallo III, Paris 1902, 193 s., lavorò nella costruzione di quasta fontana Francesco da Sangallo. 2 Dà la più antica descrizione della villa B. Ammanati in una lettera a M. M. iìonavides del 2 maggio 1555, stampata la prima, volta in Giorn. arcadico IV, Roma 1819, 387 s. ed ancora presso Balestra 65 s. Cfr. inoltre Stern 10 s. ; LETARoun.LT 421 s. ; Erulei9ss. ; Willich 61 ss. ; Riegl 105 s. In III, 24 il Lanciaci ha riunito gli antichi prospetti. I’astor, Storia dei Papi. VI. 16