Carattere di Giulio III. 37 alto di statura, del Monte era un forte mangiatore, ma non cibi scelti, quali amavano i ghiottoni del rinascimento, sibbene an-davangli a genio piatti sostanziosi, grassi, fortemente conditi d’aglio. La sua vivanda favorita erano le cipolle, che di straordinaria grossezza venivangli appositamente fornite da Gaeta. Armonizzava con questi costumi contadineschi il lasciarsi andare, che, nel suo naturale allegro e faceto, Giulio III spesso si permetteva in una maniera, la quale contrastava colla sua dignità. Non solo non davasi pensiero del cerimoniale,1 ma dava anche altrimenti scandalo coi suoi modi : i frivoli e sconvenienti scherzi, con cui « condiva » i suoi banchetti, mettevano non di rado in imbarazzo i suoi famigìiari.2 Più di un aneddoto però gli è imputato a torto.3 Come col suo essere poco delicato, così recava il papa danno alla sua autorità anche perchè allentava facilmente le briglie alla sua ira subitanea. Ma come dava rapidamente nelle furie, lo si poteva però facilmente metter calmo.4 In lui, ch’era un uomo di temperamento genuinamente sanguigno, in generale l’umore can-giavasi facilmente all’improvviso, ciò che manifestavasi poi in parole sconsiderate e dichiarazioni precipitate. Mancava egli affatto di tenacità e fermezza. Tutti i relatori celebrano la sua dolcezza e grandezza superiore al naturale eseguita da Vincenzo Danti e posta dinanzi al duomo di Perugia (cfr. A. Rossi in Giorn. d. ervdiz. art. I e Giorn. star. d. lett. Ital. Suppl. Ili, 25, 93), che recentemente fece molto parlare di sè, perchè nel febbraio del 1911 venne spogliata del piviale famoso per le magnifiche pieghe e per la rappresentazione che vi si trova del trionfo della fede. Un’altra statua di Giulio III, in marmo, sta nel palazzo Saraceni a Siena (v. Histor.-pnl. Blätter LXXXIV, 51 s.), un buon ritratto anche nella sala del concilio del castello di Caprarola. Non è ancora pubblicato un ritratto di Giulio III, opera di Fabrizio Boschi, di cui farò cenno nel cap. 6. Il rozzo viso del papa viene espresso chiaramente in ispecie nelle sue medaglie (vedi Ciaconius III, 755 ; Venuti 89 s.). Collezione completissima nel Gabinetto numismatico del Vaticano. Molto belle medaglie d’argento di Giulio III anche nel Museo dell’imperatore Federico a Berlino, sala 16, armadio 3. Riproduzione della medaglia di Cavino presso Müntz III, 240. Sulle monete di Giulio III vedi Serafini 247 s. 1 V. in App. n. 4 la * relazione di Buonanni del 23 febbraio 1550. A r c h i-vio di Stato in Firenze. 2 Panvinius presso Merkle II, 148. Intorno a Giulio III P. Olivo addì 15 febbraio 1550 riferisce a S. Calandra : * « Giovedì disenando gli si portarono manzi certe polpette di vitello, le quali subito ch’egli vidde disse evi dentro aglio ? Rispose lo scalco : Padre santo, no ; all’hora mezo sdegnato disse levatele adesso, come se fosse giovane de XV anni et havesse lo stomaco di struzzo ». ArchivioGonzagain Mantova. È del tutto senza eccezione lo scherzo riferito da Busso (Roma, nei proverbi, Roma 1889, 141). 3 V. la rassegna presso Bayle, Dictionnaire Itisi, et crit. II, Amsterdam 1730, 775 ss. Cfr. Wolf, Lect. meni. II, 638,. 812 s. ; v. anche Büchmann, Geflügelte Worte22, Berlin 1905, 548. 4 Con Dandolo e Panvinius loc. cit. vedi Andrea Masius in Archiv di La-comblet VI, 156 : Legaz. di Serristori 272, 275, 280. Cfr. anche 1 acuta caratteristica che fa di Giulio III il Pallavicini 11, 7, 4 e 13, 10, 8).