Il papa cerea di guadagnare Venezia. 395 sero spinti innanzi con sommo ardore,1 Paolo IV non sentivasi affatto sicuro. Tanto più quindi egli cercò di guadagnare con ogni mezzo l’alleanza di Venezia. A tale scopo nel luglio Antonio Carata, poco prima elevato alla dignità di marchese di Montebello,2 era stato mandato nella città della laguna, ove però nulla concluse. 8 Ciò nonostante Paolo. IV nutriva sempre la speranza di indurre i veneziani ad abbandonare la loro neutralità. Ai 13 d’agosto egli trattò della cosa con Navagero dopo tavola: dapprima si lagnò nuovamente, colle più violente invettive contro gli Habsburg, della perfidia degli imperiali. Qualora questi scismatici ed eretici lo cacciassero da Roma, si ritirerebbe in un’isola e là eserciterebbe il suo officio. Sperano tuttavia di vivere fino a vedere la rovina della tirannia spagnuola: sappia Venezia ciò che deve fare giacché « alla nostra ruina necessariamente seguirà la vostra; ma noi non vogliamo essere gli schiavi degli spagnuoli come papi passati ; vogliamo valorosamente combattere contro dei medesimi, capiti quel che si vuole.4 Paolo IV continuava a ritenersi personalmente minacciato dagli spagnuoli: egli fece prendere misure precauzionali contro un eventuale tentativo d’avvelenarlo.5 Con tale umore fu vano che il cardinale Medici tornasse a sconsigliarlo nel modo più risoluto dalla guerra, e precisamente avanti tutto a causa dell’insufficienza delle forze militari, giacché alla sola vista del nemico le truppe papali fuggirebbero, atteso che dall’invasione di Carlo Vili un esercito composto di soli italiani non aveva vinto neanche una battaglia.6 Ogni speranza di comporre amichevolmente la controversia scomparve in seguito alla risposta, che l’Alba firmò ai 21 d’agosto e fece presentare al papa per uno speciale messaggero. In essa dicevasi, che dopo l’ingiusta proposta nel concistoro del 27 luglio, null’altro rimaneva all’ imperatore e al re di Spagna fuorché quanto è lecito ad ogni figlio obbediente, cui il padre cerchi di 1 Cfr. in proposito le relazioni presso Coggioi.a, A. d. Conila 292 e 318. In una lettera del 25 luglio 1556, presso Bibier II, 650 ss., il cardinale du Bellay discute la condizione militare di Roma. 2 Vedi Massarelli ' 292. Ài 27 di giugno del 1556 Antonio Carafa nella sua nomina a marchese ricevette i beni, eli’erano stati sottratti all’insubordinato conte di Bagno. * Acta cornisi. VII (Archivio concistoriale). Cfr. Cog-Giola loc. cit. 98, 120 s., 127 s., 143 s. 3 Cfr. n. 1 a Nores 69 e Nonciat. II, 438, n. 3. 4 Vedi Navagero presso Bkokn VI 1, n. 578. 5 * «Da tre giorni in qua si è ristretto molto il servitio che si fa al pontefice alla tavola, perchè vogliono che tre soli camerieri soi parenti portino le vivande. Si dubita, che habbi suspition di veneno ». Navagero ai 15 d’agosto 1556. Biblioteca Marciana in Venezia. 6 Vedi Navagero presso Brown VI 1, n. 582.