Il conclave di Paolo IV. 345 di ventotto voti, così da non mancarne che tre alla necessaria maggioranza di due terzi. Frattanto i sedici rimasti fedeli al Puteo (Madruzzo, Santa Fiora, Mendoza, Cueva, Pacherò, Cristoforo Monte, Corgna, Ricci, Mercurio, Bertano, Poggio, Cicada, Ta-gliavia, Gonzaga, Cornaro e Simoncelli), che si erano raccolti nella sala del concistoro, perseveravano unanimi nella loro opposizione al Carafa. Pacheco anzi avrebbe dato il suo voto a un francese di nascita piuttosto che a quel nemico dell’imperatore!1 Nella notte dal 22 al 23 maggio i due partiti si fronteggiarono compatti. DaH’una e dall’altra parte trattossi senza risultato. Anche in questo decisivo momento il Carafa addimostrossi quell’uomo rigido della Chiesa, ch’era sempre stato. Dignitoso e libero da ambizione egli sconsigliò i suoi fautori da qualsiasi procedimento tumultuario: rinunziassero alla sua elezione piuttosto che fare cosa alcuna che non rispondesse alla legge.2 Nel frattempo gli awersarii del Carafa, Madruzzo specialmente, Santa Fiora e Pacheco, fecero un’altra volta i maggiori sforzi contro l’odiato.3 Con ogni mezzo si tentò di far cambiare sentimento al Farnese. Anzi gli imperiali dichia-raronsi disposti ad eleggere lui stesso o il suo amico Pole, accennando anche ai numerosi congiunti del Carafa ed alle sue relazioni coi fuorusciti napoletani e fiorentini. Ma tutto fu inutile; Farnese rimase fermo. La mattina del 23 maggio Farnese e Morone vennero mandati dagli imperiali, che solo dietro minacciose rimostranze del Farnese si acconciarono ad aprire la porta della sala concistoriale, dove il Morone scongiurò la minoranza a dare il voto a colui, per il quale s’era dichiarata la maggioranza del Sacro Collegio, allo scopo di evitare uno scisma. Appoggiò le sue parole il Farnese, ma senza successo; Corgna specialmente e Cicada gli risposero nei termini più veementi, e Farnese e Morone ritomaronsene senz’aver nulla concluso presso il proprio partito, che deliberò di fare il tentativo d’ottenere i tre voti tuttora mancanti a mezzo di trattative private. Dovettero recarsi Este da Bertano, Pisano dal Cornaro suo parente, Farnese da Poggio. Bertano e Cornaro furono in breve dichiararonsi per Carafa « gli spaglinoli della Congregazione dell’inquisizione ». Ciò è falso perchè un solo spagnuolo (Alvarez de Toledo) apparteneva all’inquisizione. 1 V. la relazione di Avanson del 24 maggio 1555 presso Favre, Olivier de Magni/ 436. 2 Vedi. L. Firmami Diaria, caerem, presso SegmOller 6, n. 1, e la relazione portoghese nel Corpo dipi. Pori. VII, 415. 3 Cfr. in proposito con Panviniiis loc. cit. le relazioni appo Coggiola, Conclave 465. Nella sua * relazione a Carlo V del 25 maggio 1555 Manrique tributa somma lode in particolare al Madruzzo : * «Non ay que hablar que jamas huvo hombre tan declarado, que tan travajasse y se afatigasse en que V. Md fuesse servido ».Archivio in Simancas, loc. cit.