Caratteristica di Francesco Saverio. 225 cadavere totalmente incorrotto. Ricevuto solennemente a Malacca esso ciononostante fu seppellito colà senza sarcofago e ai 15 di agosto lo si trovò di nuovo senza traccia di corruzione, venendo poi al principio della settimana santa del 1554 trasferito alla chiesa di S. Paolo di Goa e più tardi sepolto nel monastero Bom Jesus, dove oggi pure non è ancora ridotto in polvere.1 In Francesco Saverio s’incontravano qualità, che a prima vista paiono contraddirsi. Prima di tutto egli era uomo d’azione, che mai poteva stare in riposo, pel quale quanto facesse sembrava cosa piccola e insignificante, perchè il suo occhio era rivolta ognora a ciò che rimaneva ancora da fare. Avrebbe voluto essere allo stesso tempo dappertutto per promuovere dappertutto il cristianesimo. La sua attività pertanto potrebbe apparire quasi febbrile e inquieta, temerario il suo animo coraggioso, prodotto di mera voglia di viaggiare i suoi continui viaggi. Ma fin dal secolo XVI Alessandro Valignani richiamò in contrario i successi del Saverio. «Egli », così Valignani,2 «fu guidato in tutto da grande prudenza, poiché le sue imprese riuscirono molto bene e dovunque arrivò lasciò una sementa della parola di Dio, che crebbe ulteriormente e produsse molto frutto». Onde apprezzare l’attività del Saverio bisogna in verità tener presente che egli non si considerava come un missionario a sè, ma come superiore di una schiera di mis^ sionarii, che doveva distribuire su mezzo mondo. Per poter assegnare a ciascuno la sfera d’azione rispondente alle sue forze, egli dovette imparare a conoscere di propria visione paesi e popolazioni. « Spesso, quando mandava qualcuno in determinate contrade, soleva dire: come potrei io compiere questo invio con quieta coscienza, se non conoscessi per visione ed esperienza le condizioni colà regnanti?».3 Sembravagli sua missione aprire dappertutto la via, assumere su di sè le difficoltà del primo inizio affinchè i suoi confratelli e sudditi raccogliessero i frutti di questi travagli. «Prego Dio nostro Signore», scrive egli nell’anno in cui morì, « che mi dia la grazia di aprire ad altri la via anche se io poi a nulla riuscirò».4 Diificilmente può calcolarsi abbastanza alto per la continuazione dell’opera delle missioni il fatto, che in grazia dei suoi viaggi e sforzi ormai si conoscesse chiaramente dove s’avesse avanti tutto da applicare il lavoro di conversione in Asia, cioè non tanto presso i molti e fantastici Hindu e Malesi, quanto piuttosto fra i Giapponesi e Cinesi. 1 Adolf Müller, Eine Pilgerschaft nach Goa zum Grab des hl. Franz Xaver in Kathol, Missionen 1891, 69 ss. ; Civiltà calt. 1891, II, 371 ss. 2 Valignani in Mon. Xav. 192. 3 Ibid. 65. 4 Mm. Xav. I, 701. Anche altrove egli esprime di frequente il desiderio di poter essere uno che aprisse la via ad altri, ad es. Mon. Xav. I, 695, 729. Pa-Stor, Storia dei Papi. VI. 15