22 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Introduzione. a questa constatazione. Dopo che ai 26 di dicembre vennero spaventati dalla notizia, che sarebbero arrivati fra poco altri tre cardinali francesi, essi fecero di tutto per elevare se possibile lo stesso dì seguente il Toledo. Riuscirono in realtà a guadagnare in tutta segretezza altre 8 voci da aggiungersi alle 23, di cui già disponevano, tanto che l’elezione del Toledo pareva assicurata, ma, non ostante il segreto, la cosa venne divulgata ed i francesi, che contrapposero come candidato il de Cupis, con attivo lavorìo fino a notte avanzata ottennero di ritogliere quelle 8 voci agli imperiali. Addì 27 dicembre Toledo non ebbe che 20 voti, de Cupis 21 e un accesso e così gli imperiali dovettero permettere che la venuta ai 28 di dicembre di de la Chambre e di d’Amboise rafforzasse il partito francese. Nel frattempo era nato un nuovo impaccio. La vigilia di Natale doveva aver principio coll’apertura della porta santa l’anno giubilare 1550. A Roma trovavansi di già molti pellegrini, ma intanto era cosa dubbia se senza papa e senza l’accennata cerimonia fosse cominciato l’anno santo colle sue solite indulgenze e facoltà d’assoluzione. Si rivolsero perciò i prelati e baroni ai cardinali lagnandosi nello stesso tempo per la lunga durata e gli inconvenienti nel conclave. I baroni giudicavano che dovesse affidarsi a loro la custodia della porta del conclave per la ragione che i prelati fossero troppo indulgenti per tale ufficio. Ai 29 di dicembre il decano de Cupis comunicò queste lagnanze ai cardinali. Agli inconvenienti nel conclave, che nessuno negava, non si rimediò ancora, ma quanto al giubileo, il dì dopo fu emanata la dichiarazione ch’era fuor di dubbio cominciato e che l’apertura della porta aurea sarebbe stata supplita dal papa futuro. Allora però non c’era ancora luogo a sperare di avere in breve il papa venturo. Secondo quanto scrive addì 21 dicembre 1549 l’inviato veneziano Dandolo, gli imperiali avrebbero impegnato per iscritto la loro parola di non cedere ai loro avversarii, ed agli 8 di gennaio del 1550 il medesimo riferisce sui due partiti essersi essi obbligati con giuramento a non arrendersi uno all’altro. 1 Come viene scritto dal conclave il 26 dicembre, i francesi allora vantavansi di sentirsi al conclave sì bene come in paradiso e di voler perseverare fino a che tutti fossero stanchi. Egualmente parlavano gli avversarii. Erano essi d’avviso che nè la lunghezza del tempo nè alcun’altra cosa ruberebbero al Pole anche un solo voto o li obbligherebbero a prendere un altro candidato. 2 L’inconciliabilità dei partiti, notifica un altro relatore addì 4 gennaio 1550, deriva dal fatto che l’uno aspetta lo Spirito Santo dalle Fiandre, l’altro di Francia. In città si scommette il 1 Brown V, nn. 602, 618. 2 Ibid. n. 606.