156 Giulio III. 1550-1555. Libro I. Capitolo 5 a. stato tratto dinanzi l’Inquisizione. Forse fin d’allora si sarebbe arrivati da parte del tribunale romano alla carcerazione del Morene, qualora Giulio III non avesse a tempo reso edotto il cardinale e non gli avesse data la possibilità di giustificarsi, dopo di che il frate ritirò quanto aveva ingiustamente detto contro Mo-rone.1 Non riuscì così facile difendersi a Pietro Antonio de Ca-pua, arcivescovo di Otranto, lui pure venuto in sospetto, ed a Giovanni Grimani patriarca di Aquileia. Per il de Capua ripetutamente e istantemente aveva l’imperatore chiesto il conferimento •della porpora, ma sempre invano per la ragione che l’inquisizione aveva introdotto contro l’arcivescovo una causa, per eresia. Se anche riuscì l’accusato a dimostrare la sua completa innocenza,2 il cardinalato tuttavia non gli fu conferito. In simile guisa risultò l’infondatezza delle incolpazioni elevate contro il patriarca Grimani. Quantunque potessero dimostrarsi a suo sfavore soltanto alcune imprudenze, a lui pure sfuggì il cappello rosso non ostante l’intercessione calorosa della repubblica di San Marco. All’inviato veneto Giulio III disse, che la macchia d’esser tirato ad esame dinanzi l’Inquisizione era sì grande che non potevano lavarla tutte le acque del Tevere.3 Mentre in Italia si riusciva ad allontanare il pericolo che minacciava la Chiesa, le condizioni si facevano sempre più torbide nei paesi al di là delle Alpi. In Germania non fu più dubbio l’esito, dopo che ebbe successo la ribellione dell’Elettore Maurizio di Sassonia e dei congiurati con lui e che il patto di Passau ebbe suggellato quell’atto (15 agosto 1552). Nè l’imperatore nè il papa erano in grado di dare un’altra piega alle cose. Per salvare tuttavia ciò ch’era possibile e guardare rigorosamente la sua posizione, Giulio III risolse di mettere a lato del nunzio Zaccaria Delfino, residente presso Ferdinando I, per la dieta convocata ad Augsburg un diplomatico navigato e un esatto conoscitore delle condizioni germaniche nella persona del cardinale Morone.4 1 V. la relazione di Morone presso Cantù, Eretici II, 181 s. ; cfr. 171. 2 V. in App. n. 22 il * breve del 31 maggio 1554. Archivio segreto pontificio. 3 Con Druffei. Ili, 253 s., 255 cfr. Corp. dipi. Port. VII, 272, 306 ; db Leva, O. Grimani in Atti d. Tstit. Veneto Ser. 5 VII (1880-1881) ; de Leva, Su due lettere del card, di Trami ibid. ; Cabcereri, G. Grimani, Roma 1907, 8 s. ; Bijschkeix 47 ss., 116 ss. Ai caso di Grimani si riferì più tardi il Cardinal Farnese nel processo dei Carafa (v. * Proc. Cavala t. LVI p. 96 in Arch. crim. del-l’A rchiviodiStatoinRoma). Solo di inconsiderate affermazioni trattossi anche coll’eremita agostiniano Aurelius Novocomensis ; v. la * lettera alla congregazione lombarda del 5 aprile 1550 in * Regesta PI. Seripandi XXIII 181 ; ibid 182' la * Formula abiurationis del suddetto. Archivio generale deH’Ordine degli Agostiniani in Roma. 4 Delfino, successore di Girolamo Martinengo, era arrivato a Vienna il 7 febbraio 1554 ; vedi Pieper 66 s. ; ibid. 181 ss. l’istruzione per lui. datata col 1° di-