io3 ■via se ne spacciava con le seterie di Vicenza. A que’ tempi il forestiero eh’ era sì ardito da albergar nella terra, altro asilo non avea che le poche stanze del palagetto del pubblico eh’ è detto di sopra o le più poche ancora della canonica: le genti minute s’accoglievano come meglio poteano nelle capanne e ne’rustici abituri per le campagne d’intorno. Ma chi die il primo raggio al presente splendor di Recoaro fu il munifico decreto con cui l’imperatoreFrancesco di gloriosa memoria, per dar il pane a’poveretti, nel tremendo caro del i8i5, ordinava che s’aprisse la strada che comoda e bella guida colà da Valdagno. L’ opera fu grande, benefica, magnifica, pari all’eccelsa mente che l’aveva ideata: si tagliarono monti, s’appianarono valli, si rizzarono muri su cui poggiare la strada e darvi agevole scesa, e in poco d’ora fu perfetto il lavoro, sì che nell’agosto del 1816 l’albergator Tomba potè primo schiudere con la sua il cammino alle altre carrozze eh’ or senza numero corrono per quella strada, dove pochi anni prima si poteva appena reggere il piede. In acconcio degl’infermi, o a meglio dire dei godenti di Recoaro, un'altra strada fu quindi aperta, che di quivi conducesse alla fonte, a cui poscia nel 1817 s’ aggiunsero due viali, per chi non ha altro traino nè altra cavalcatura che