306 Marcello II e Paolo IV. 1555-1559. Libro II. Capitolo 1. particolarmente dai cardinali di sentimenti imperiali, come Carpi, e dall’inviato fiorentino Averardo Serristori. Il duca Cosimo I era un deciso avversario del cardinale d’Este favorito dai francesi,1 incontrandosi in questo col partito della riforma, i cui principii rigidamente ecclesiastici allora per la prima volta ottennero influsso decisivo sulla elezione papale.2 Ora - tale l’opinione di questi uomini apertamente pronunziata a Perugia dal cardinale Marcello Cervini nella sua andata al conclave - è giunto il tempo che con l’aiuto di Dio potrà darsi alla tribolata Chiesa un papa, il quale gareggi coi santi e dotti papi del tempo antico e sia un vero vicario di Cristo.3 Già Tessere riusciti a iniziare rapidamente il conclave non ostante l’opposizione dei francesi, fu un successo degli uomini, che in un momento sì grave volevano dare quanto più presto fosse possibile un nuovo capo alla Chiesa e ciò facendo tenevano in vista unicamente le qualità del candidato, senza badare se la sua elezione soddisfacesse il re francese o l’imperatore. Nessuno propugnò quest’idea con tanto zelo come il cardinale Carafa, che anche qui tornò ad addimostrarsi il campione della riforma cattolica. Poiché :a causa del suo aspro naturale il Carafa non godeva che poche simpatie, le maggiori aspettative della tiara le avevano Cervini, Pole e Morone per il caso, che entrassero in considerazione meramente punti di vista ecclesiastici. Contro le conventicole e i tentativi di corruzione, con cui Este cercava di ottenere la propria elezione, Carafa si espresse nel modo più acre.4 Le sue osservazioni non mancarono di fare impressione. Che di fronte all’ultimo conclave fosse intervenuto un cambiamento, appare dall’allontanamento dal medesimo di tutti gli estranei.5 egualmente che dalla relazione di Serristori del 4 aprile 1555, la quale stabilisce, quanto ora fossero disapprovati gli abusi e l’intromissione dei principi secolari che erano avvenuti prima delFele-zione di Giulio III. Questo umore era sì forte, che il prudente fiorentino reputò opportuno imporsi questa volta il maggior ri- 1 Vedi Petetjceli.i II, 70 ss. Come l’imperatore, così pure Filippo II desiderava in prima linea l’elezione del Pole : inoltre erano graditi ai medesimi Bertano e Morone. Questa volta il Cervini forse non ebbe più espressamente la esclusiva imperiale. Del resto tutte le istruzioni da Bruxelles giunsero troppo tardi (cfr. Sàgmuixer, Papstwàhlen 202 s.). Manrique non arrivò a Boma die l’8 aprile ; v. la * relazione di B. Pia a Calandra da Boma 8 aprile 1555. Archivio Gonzaga in Mantova. 2 Vedi Ranke I6, 182; Sagmì'ixer loc. cit. 204; Herbe 15; Wahrmtjnd, Das AussMiessungsrecht, "VVien 1888, 73. 3 Panvinius, Vita Marcelli II ; cfr. anche la frase presso Ciaconius III, 801. 4 V. la relazione di A. Cocciano a Seripando presso Druffel IV, 624 s. 6 Cfr. Leti, de’ princ. Ili, 233.